Roma, 7 dic – Il clima tra Fratelli d’Italia e Lega non è dei migliori. O quanto meno non è dei più sani. D’altronde, lo stesso governo di centrodestra è una contraddizione continua da quando è in carica. La questione vira prepotente sulle ormai prossime elezioni europee, che vede i due principali partiti dell’esecutivo praticamente in posizioni di contrasto.
Fratelli d’Italia e Lega, così vicini così lontani
Vicini o lontani? La tradizione politica italiana e il suo astruso sistema istituzionale non rende certo situazioni come questa una novità, ma una mesta e spesso ripetuta necessità: stare insieme per dovere più che per piacere. Chiaro sia che parliamo in entrambi i casi di formazioni politiche allontanatesi dalla suggestione del cosiddetto “sovranismo” ora effettivamente in una fase di coma dopo gli exploit dello scorso decennio. Come a dire, in realtà di cose in comune ne avrebbero eccome. Fatto sta che è indubbio il tentativo del Carroccio di Matteo Salvini di “riposizionarsi” su linee più dissidenti rispetto agli ultimi, mediocri anni. Così il risveglio di Identità e Democrazia, il partito europeo di cui fa parte la Lega. Così il “raduno sovranista” di qualche giorno fa con gli altri leader stranieri. Fratelli d’Italia, a differenza della Lega, punta dritto al Partito Popolare Europeo e non ha altre intenzioni.
Con l’Ue e “contro” l’Ue
Il virgolettato è ben voluto, dal momento che Identità e Democrazia non ha posizioni “contro l’Ue”, si pone semplicemente su toni polemici ma ben distanti dai proclami della seconda metà del decennio scorso. La stessa Marine Le Pen è stata la prima a riposizionarsi, dicendo addio al “no euro” e a tante altre battaglie del fu Front National (ora Rassemblement). A questo punto, sarà interessante vedere quali saranno gli sviluppi dell’esecutivo dopo il voto di giugno. Per ora, il binomio FdI con i popolari – Lega con i sovranisti non è che faccia fare i salti di gioia. E non prelude a niente di buono, se non in termini di stabilità (stiamo insieme, pur di rimanere in sella) nell’assenza ancora maggiore di un ambito visionario di cui l’Italia ha tremendamente bisogno.
Stelio Fergola