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Dal compagno Ivano a Gattuso: quella sinistra a caccia di anti-Salvini

by Valerio Benedetti
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Roma, 26 nov – Dopo aver puntato (e perso) tutto su Saviano, Mimmo Lucano, Hillary Clinton – che di recente l’ha mezza scaricata – e Michela Murgia, ossia sul gotha degli snob e dei radical chic, la sinistra cerca ora di rifarsi una verginità «popolare». Basta aperitivi e apericena, attici a Nuova York e salotti bene. Torniamo a parlare all’Italia «pane e salame». Solo così si spiega la strumentalizzazione del botta e risposta tra l’allenatore del Milan Gennaro Gattuso e il vicepremier Matteo Salvini. Il leader della Lega, infatti, ieri aveva criticato sui social la gestione dei cambi rossoneri nella sfida contro la Lazio. Al che «Ringhio» ha risposto: «Salvini si lamenta perché non ho fatto cambi? Sentite, io non parlo di politica perché non capisco nulla. A Salvini dico di pensare alla politica perché con tutti i problemi che abbiamo nel nostro Paese, se il vicepremier parla di calcio significa che siamo messi male».
E poi: «Questo è un Paese incredibile: Salvini si lamenta perché non ho fatto i cambi. Ha cominciato con Higuain, ora è un’abitudine, poi i biglietti del derby, continuiamo così allora». Come si può vedere, la replica di Gattuso è piuttosto apolitica, non c’è nessun endorsement anti-Salvini, solo la richiesta di occuparsi ognuno del suo settore di competenza. Eppure niente: Repubblica e tutta la sinistra mediatica hanno trasformato l’allenatore del Milan in un vero e proprio idolo. Sui social, infatti, è tutto un brulicare di «la sinistra riparta da Gennaro Gattuso», «finalmente qualcuno che dice qualcosa di sinistra» e «Rino Gattuso è più a sinistra del Pd». Qualcuno ha addirittura realizzato un fotomontaggio in cui il «Che» assume le fattezze di «Ringhio».
Questa strumentalizzazione, tuttavia, non deve stupire più di tanto. Già nel 2000 la sinistra elesse Dino Zoff, allora ct della Nazionale, a eroe dissidente del «caimano», allorché Silvio Berlusconi criticò la tattica usata dall’ex portiere per marcare Zinedine Zidane nella finale degli Europei, poi persa contro la Francia. Ciononostante, l’anno dopo l’Ulivo prese una sonora batosta alle elezioni e il «Berlusca» divenne presidente del Consiglio. Anzi, semmai è proprio questo il dato «politico» sfuggito alla sinistra: con le sue incursioni nel mondo del calcio, Salvini, dopo avergli strappato la leadership del centrodestra, sta cercando di «scippare» a Berlusconi anche la sua aura «nazional-popolare». Un’anima, quella popolare, che la sinistra – dopo aver insultato il «popolaccio» in tutte le maniere possibili – ormai non riesce più a incarnare. È per questo che, ogni volta che ci prova, finisce per risultare ridicola: dal «metrosessuale» Marchisio al «compagno» Ivano, fino ad arrivare al bambino con la maglietta rossa. E quasi stavano per arruolare addirittura la Isoardi. A questo punto, non vediamo l’ora di sapere chi sarà il prossimo.
Valerio Benedetti

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