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Al Giardino degli Aranci una targa per Luigi Magni, cantore della romanità

by Ilaria Paoletti
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Roma, 21 mar – Al Giardino degli Aranci uno dei posti più suggestivi di Roma, è stata oggi scoperta una targa toponomastica in memoria di Luigi Magni, regista e sceneggiatore nato a Roma e che alla città ha dedicato gran parte della sua vita e delle sue opere.

“Espressione della romanità più autentica”

“Un grazie alle associazioni culturali Amici di Righetto e al Centro Romanesco Trilussa con le quali ci ha fatto piacere, dopo tante difficoltà, vedere realizzata questa mattina l’importante evento dell’intitolazione del belvedere del Giardino degli Aranci sull’Aventino al regista e sceneggiatore Luigi Magni, scomparso nel 2013, da sempre tra le massime espressioni della romanità più autentica e spesso poco diffusa, in primis quella della Repubblica Romana di cui ricorrono in questi mesi i 170 anni“: questo è il testo della nota di Fabrizio Ghera, Alessandro Cochi e Stefano Tozzi, gli esponenti di Fratelli d’Italia che hanno messo in moto la lodevole iniziativa.

Di nuovo “insieme” a Manfredi

“Qui lo vedremo insieme a Nino Manfredi e Fiorenzo Fiorentini, altri due capisaldi che lavorarono con il maestro, e che da oggi dividono ognuno, la propria meritata targa commemorativa in un posto da sempre ammirato da romani e turisti” conclude la nota. La targa del belvedere Luigi Magni è stata collocata alla fine di viale Nino Manfredi, sempre nel medesimo Giardino. Insieme i due lavorarono in svariati film quali Nell’anno del Signore, In nome del Papa Re e La Carbonara: tutte le pellicole, ovviamente, sono ambientate nella capitale.

Non solo film

Magni è anche autore del musical simbolo di Roma Rugantino nonché dell’esilarante I sette re di Roma portato al successo da Gigi Proietti. Non tutti sanno, forse, che tale  musical è tratto da un libro di Magni (ormai quasi introvabile), a sua volta raccolta di una serie di racconti che il regista scrisse per il Corriere e che fece così successo da spingere il regista e Pietro Garinei a farne un’opera teatrale.

Ilaria Paoletti

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