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“Grid boys”, la scelta politicamente corretta che fa discutere la Formula 1

by Roberto Derta
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grid boysRoma, 27 mag – Il Gran premio di Monaco, tenutosi lo scorso fine settimana, non salirà agli onori delle cronache solo per il suicidio tattico che ha costretto un Hamilton destinato alla vittoria a finire in terza posizione, lasciando la prima piazza al compagno di squadra Rosberg. A tenere banco è infatti anche la scelta di modificare un’usanza ormai consolidata nel tempo, quella delle “grid girls” (o “pit girls”) che tengono i proverbiali ombrellini ed i numeri dei piloti.

La griglia di partenza del circuito monegasco ha infatti rivelato una sorpresa: niente più ragazze slanciate con spacchi vertiginosi. E’ così, dall’etera bellezza femminile, è giunto evidentemente il tempo di cambiare, lasciando spazio agli uomini. Eccoli sfilare sulla pista, con il loro carico di muscoli definiti ma sguardi spesso imbarazzati per un mestiere che non sembra adattarsi a loro.

Sono già stati soprannominati “grid boys” e il loro arrivo non ha mancato di far discutere. A rivelarlo, in un ambiente spesso -o comunque molto più di altri sport- chiuso al trapelare all’esterno delle critiche, è stato il quattro campione del mondo Sebastian Vettel. “Parlerò con Bernie a questo proposito”, ha detto il pilota della Ferrari, intervistato dal quotidiano Kölner Express e non nascondendo il suo disappunto.

La scelta di affidarsi “grid boys”, d’altronde, mostra più di qualche difficoltà di adattamento. La Formula 1 è, al pari di pressoché tutti gli sport motiristici, un contesto nel quale la presenza maschile è preponderante. In tutta la storia del campionato sono state solo cinque in totale le donne che hanno messo le mani su un volante delle monoposto, l’ultima nel 1992 senza peraltro riuscire a qualificarsi in alcuna delle tre gare nelle quali prese parte alle prove libere. Attualmente, dopo oltre 22 anni, l’unica donna è Suzanne Wolff, terzo pilota della Williams. Anche volendo girare lo sguardo dalla pista al muretto, le cose non vanno meglio: l’unica presenza degna di nota è quella di Monisha Kaltenborn, direttore della Sauber. A che pro, allora? Esigenze di ampliare il pubblico? Ma se è per tradizione maschile, allora molto difficilmente potrà bastare una (minima) modifica nel circo mediatico per attirare nuovi spettatori. L’ultima spiegazione disponibile è che gli echi della parità dei sessi siano arrivati alle orecchie di Bernie Ecclestone. Sarà in grado il dominus del circus di trasformarlo da una fucina di campioni genio e sregolatezza a campionato di chierichetti?

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