Roma, 16 sett – Hunter Biden, figlio secondogenito del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, è stato incriminato dal procuratore speciale David Weiss per il possesso illegale di una pistola, acquistata nel 2018 mentendo sul suo consumo di droga.
Ufficializzata l’accusa contro Hunter Biden
L’accusa è stata ufficializzata da Weiss nella giornata di giovedì, dopo che il tentativo di Hunter Biden di trovare un accordo di patteggiamento con il procuratore e il dipartimento di giustizia, così da evitare il processo, era inaspettatamente fallito. I fatti risalgono al 2018, quando il figlio del presidente statunitense avrebbe mentito allo scopo di acquistare un’arma da fuoco nel Delaware. Hunter Biden avrebbe dichiarato il falso durante la compilazione di un modulo federale necessario per l’acquisto, affermando di non fare uso di sostanze stupefacenti, quando – secondo l’accusa – sarebbe stato invece dipendente da crack. Inoltre, è indagato anche per il reato di evasione fiscale, risalente al periodo di tempo dal 2017 al 2018 durante il quale non avrebbe pagato le tasse sul redditto, ma ad oggi non sono state ancora ufficializzate accuse in merito.
Un presidente sempre più in difficoltà
Insomma, per il presidente Joe Biden non sembra tirare una bella aria. Ad aggiungere carne al fuoco, solamente qualche giorno fa il Washington Post (di certo non un giornale vicino ai repubblicani) aveva pubblicato un articolo contro la probabile candidatura di Biden alle presidenziali del 2024, chiedendogli di fare un passo indietro. Le vicende giudiziarie di Hunter Biden rappresentano non solo una fonte di imbarazzo, ma un serio problema politico per il padre, andando a toccare due temi fondamentali della sua agenda come il controllo delle armi e il contrasto all’evasione fiscale. Senza contare il rischio di impeachment, con i repubblicani che vogliono mettere in stato di accusa il presidente Biden a causa degli affari poco chiari all’estero del figlio Hunter quanto il padre era vicepresidente.
Michele Iozzino