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«Hasta la muerte», Ragno. In memoria di uno strampalato genio d’altri tempi

by Adriano Scianca
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Roma, 3 giu – All’inizio del Novecento c’è stata l’epoca delle riviste fiorentine, il momento di massima creatività futurista. Tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo secolo si è vissuta un’altra stagione simile, seppur in modo più carsico e meno avvertita – anzi, forse passata totalmente inosservata per il mondo là fuori. Un momento in cui tutto è sembrato possibile, a patto di formularlo nel modo più strano, divertente e creativo possibile. Di questa stagione, Simone Amicucci, alias Ragno, alias Mammatrone, è stato uno dei protagonisti assoluti, prima di lasciarci oggi, improvvisamente.

Un genio fuori da qualsiasi dimensione codificata

Scrittore, stuntman, musicista, cultore di esoterismo, praticante di arti marziali, motociclista, Ragno è stato un talento poliedrico di natura quasi rinascimentale, una specie di uomo universale, senza tempo, fuori da qualsiasi dimensione codificata. Oltre che, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, una delle persone più divertenti che si potesse incontrare.

C’era il suo zampino dietro iniziative artistiche di nicchia, ultraminoritarie – ma anche seminali, secondo sentieri imperscrutabili e celati ai più – come la rivista Montag, la pubblicazione «di patinato disturbo» DumDumZoom, i deliri sperimentali e rumoristici di Zetazeroalfa Drumo. C’era sempre un baluginare della sua follia nel Turbodinamismo, in Area 19 e in quel che precedette Area 19. Senza di lui non ci sarebbe potuto essere, nella forma che conosciamo, Svart Jugend (di cui non fu autore, ma senz’altro fonte di ispirazione) o Boslide. Molti lettori sapranno già di cosa stiamo parlando, altri, la maggior parte, resteranno perplessi rispetto a questo diluvio di nomi bizzarri. Eppure, si tratta di fenomeni che hanno tracciato solchi e aperto vie, poi magari palesatesi in forme inaspettate.

Aveva anche un blog, Non Sequitur, dove raccoglieva biografie strampalate di uomini poco illustri, ma tutte rigorosamente reali, e ne parlava con prosa forbita. Uno spazio presto diventato di culto e trasferito poi in un libro altrettanto famoso grazie a un passaparola fanatico e trasversale: Il Sancane. Un successo nato «dal basso», come si suol dire e come a lui non sarebbe piaciuto dire, che aveva portato anche alla pubblicazione di un seguito, Il Sancane 2. Sempre a lui si deve Foco Grosso, il volume pubblicato da Altaforte e firmato come Accademia Liverziani. Un altro libro folle, dedicato alla «produzione armiera nostrana» e ai «primati italiani nella tecnologia e nello sviluppo delle armi da fuoco».

L’ultima beffa di Ragno

Per chi lo ha conosciuto, Ragno è stato una fucina inesauribile di idee, progetti, visioni, la maggior parte delle quali si esaurivano nell’arco della folle serata stessa in cui venivano formulate, ma che lasciavano comunque nell’interlocutore un senso di salutare spaesamento. A fine serata, tornavi comunque a casa sapendo che ne era valsa la pena. Tra i ricordi di chi scrive, il racconto della presunta performance di un artista che aveva presentato un’opera fatta di biscotto e poi aveva iniziato a mangiarla davanti al pubblico pensoso in fusciacca. E, ancora, il progetto – abortito in seguito all’enorme numero di leggi che esso contemplava di calpestare – di chiudere i visitatori dentro a un museo e fare di quella stessa prigionia l’opera d’arte.

L’impressione, in più d’uno di noi, è che quest’ultima beffa alla fine gli sia riuscita: i visitatori dentro al museo, siamo noi, impauriti, smarriti. Ci ha lasciato qui e, da qualche parte, ne sta ridendo.

Adriano Scianca

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Attila 4 Giugno 2024 - 9:26

Dopo un lungo sonno mi ha ritirato dentro ad attività entusiasamanti e folli come ai tempi dei Nonni, del TurboDinamismo e Area 19. Tragico perderlo dopo averlo ritrovato dopo così lunga attesa. Ancora peggio visto che dopo il silenzio c’è stato un contatto quotidiano, con stimoli continui, discussioni teoriche interminabili e idee per il futuro che, prometto, non rimarranno messaggi e vocali su delle sterili chat di whatsapp. Ciao Ragno, questa volta l’hai fatta grossa, ma ti terremo con noi sino a quando, in qualche modo, torneremo ad assediare il mondo buono da un’altra dimensione.

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