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I 5 ministri degli Esteri che preferiremmo al posto di Di Maio

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Roma, 15 sett – Alla luce della recente nomina di Luigi Di Maio come ministro degli Esteri nel governo Conte bis in molti hanno ironizzato sulle sue capacità linguistiche: ad aprire le danze è stato forse Vittorio Feltri che in numerose occasioni ha ironizzato non solo sulla scarsa padronanza del leader del M5S ma anche sulla sua poca conoscenza geografica. Secondo indiscrezioni del direttore de Il Giornale Sallusti, persino il nuovo “alleato” Renzi ironizzerebbe sulle dubbie capacità del nuovo inquilino della Farnesina. Anche se duole ammetterlo, al giorno d’oggi in diplomazia l’inglese è fondamentale per comunicare con ministri e capi di stato esteri e Di Maio non solo ha la stessa padronanza della lingua anglosassone che io ho della fisica quantistica, ma ha concrete difficoltà a posizionare Matera su una carta geografica o a ricordare il nome del presidente cinese che ha ribattezzato “Ping”. Oggi, quindi, elencheremo cinque personaggi che hanno le medesime capacità o perizia linguistica di Luigi Di Maio ma che forse suscitano una superiore simpatia e che potrebbero tranquillamente ricoprire la carica di ministro degli Esteri.

5) Sandra Marchegiano

Correva l’anno 1989 e Fabrizio Frizzi conduceva Miss Italia nel mondo, concorso in cui delle belle ragazze di origine italiana si contendevano l’ambito titolo di bellezza. Che le dolci fanciulle non avessero completa padronanza dell’italiano è comprensibile. Ma solo una di loro colpì il pubblico italiano tanto da diventare un personaggio popolare nel sottobosco di internet: Sandra Marchegiano. La sua presentazione quando le viene passato il microfono è impagabile. Vedere per credere.

4) La signora di Torre Annunziata

Mentre la intervistavano la signora campana probabilmente non pensava che sarebbe diventata – suo malgrado – famosa. E forse ancora non lo sa, non è dato saperlo. Ad ogni modo, l’avvenimento per cui la signora di Torre Annunziata è divenuta un’icona del web è in realtà tragico: la sua casa è andata a fuoco e lei, con veemenza, richiede l’aiuto delle autorità. Magari non sarà chiarissimo ciò che dice, ma non credete che una presenza così agguerrita possa avere un suo peso, per l’Italia, nelle relazioni con gli altri stati europei? Giudicate voi.

3) Giovanni Di Stefano, presidente del Campobasso Calcio
Di Stefano, nonostante le evidenti difficoltà con l’italiano, dimostra di avere delle straordinarie capacità di reinvezione, fiuto per gli affari e ricerca di amicizie importanti. Tutte cose fondamentali per un ministro degli Esteri. Peccato che sulla sua pagina Wikipedia sia definito direttamente “fraudster”, ovvero truffatore. Di Stefano nacque nei pressi di Campobasso ma presto si trasferì in Inghilterra con la famiglia. Uomo d’affari senza scrupoli, viene considerato nel mondo anglosassone “L’avvocato del Diavolo” per le sue amicizie controverse, come quella con Saddam Hussein o Slobodan Milosevic. Di Stefano è stato anche il portavoce di Arkan e uno dei suoi generali. Per sua stessa ammissione avrebbe difeso anche Adolf Hitler o Satana, perché il suo motto è “difendere l’indifendibile”. In Italia, però, lo ricordiamo per lo più per essere stato il presidente della squadra di calcio del Campobasso. Tanto è bastato per renderlo, grazie alla Gialappa’s Band e a Mai dire gol, un personaggio cult della televisione italiana.

2) Il vincitore “assoluto” per la categoria becchi

Secondo un commentatore di YouTube, il personaggio mitologico che andiamo ad illustrarvi sarebbe “Giancarlo Manni figlio di Mosè Manni il più grande produttore del pregiato formaggio Bitto. Vive in alta val Gerola in provincia di Sondrio”. La ragione per cui è divenuto protagonista di uno dei video più cliccati del web italiano è, però, la sua vittoria al festival dei becchi, in altre parole un concorso che premiava le capre più belle. Manni, se questo è il suo nome, con la sua poca loquacità mette in severa difficoltà l’intervistatore che tuttavia non demorde, regalandoci uno dei pezzi migliori della comicità italiana. Manni meriterebbe di essere ministro degli Esteri per la ferma capacità di esprimere, ripetutamente, i concetti chiave della sua linea politica. E se Di Maio amasse gli italiani la metà di quanto Manni ama i becchi, potremmo avere tutt’altro peso nel panorama internazionale.

1  ) Betello, il “giornalista dislessico”

Signori miei, arrivati a questo punto sarebbe stato veramente troppo facile tirarvi fuori un Luca Giurato d’annata. Qui però si va a proporre un ministro degli Esteri alternativo a Giggino Di Maio e Giurato è una personalità troppo in vista. Ci vuole un uomo che sappia il suo posto, come Marco Betello. Secondo la sua biografia su Wikipedia, Betello era più un giornalista votato allo sport (o allo “sporto”, come ebbe a dire lui). Forse erano i massacranti turni al Tg1 (o “tg d’uno”, sempre parole sue) a confondergli la lingua. Ad ogni modo, grazie alle sue evidenti difficoltà con la lingua italiana – rese note al grande pubblico sempre da Mai dire gol – adesso ha un posto speciale nei nostri cuori. Betello è stato vittima di alcuni dei lapsus più divertenti della storia, quelli che hanno portato alla locuzione “elettrosanto Pertini”, a “Paolo Giovanni II”, “associazione maschiosa” e così via. Perché Betello sarebbe migliore di Di Maio come inquilino della Farnesina? Bè, immaginate solo la caparbietà che può avere un uomo nello spingersi nel loop eterno di pronunciare “ore ora ore ora” su un tg nazionale fino a trovare la declinazione giusta. E’ questo l’uomo di cui l’Italia avrebbe bisogno per far valere la propria voce in Unione Europea ed oltre? Sono facezie, e la risposta è, ovviamente, no: ma basta figurarsi per un attimo in mente il volto di Di Maio e … l’ipotesi non sembra neanche più tanto campata in aria.

Ilaria Paoletti

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