Roma, 16 lug – I viaggi di Viktor Orban a Kiev, Mosca e Pechino (in particolar modo le ultime due destinazioni) oltre a suscitare le critiche di Bruxelles sono state spesso etichettati dalla stampa mainstream occidentale come inutili se non apertamente come buchi nell’acqua. Si tratta di un approccio superficiale al problema russo-ucraino – forse – testimoniato anche dalle ultime dichiarazioni di Volodymyr Zelensky.
La “proposta” di Zelensky
Ovviamente, tutto va recepito con la necessaria cautela. Così come vanno analizzate in tal senso le parole del presidente ucraino. Zelensky, come riportano i media e la stessa Rainews, ha infatti affermato di voler invitare la Russia a un summit per la pace. E dunque – in pura teoria, sia chiaro – atto alla risoluzione del conflitto. Molto probabilmente, non significherà nulla di rilevante. Mosca ha reagito, ovviamente, con diffidenza. E così il “solito” portavoce Dimitri Peskov ha commentato ricordando il primo summit di pace convocato in Svizzera il mese scorso (ma senza la presenza di Mosca) che “non era affatto un summit di pace” e che quindi “bisognerà vedere cosa abbia in mente Zelensky”.
Il lavoro di Orban a Kiev e Mosca
Perché il lavoro di Budapest è stato importante? Perché lo sono stati anche i numerosi fallimenti che, prima delle iniziative magiare, erano state promosse soprattutto dalla Turchia di Recep Erdogan. Per un motivo semplicissimo: il lavoro diplomatico è lungo, faticoso, spesso infruttuoso. La stessa Ankara non ottenne frutti da uno dei viaggi del suo presidente a Mosca nello stesso ottobre del primo anno del conflitto. La discriminante, spesso, può risiedere nella pressione costante verso il dialogo. Se altri Paesi seguissero l’esempio dell’Ungheria come della stessa Turchia, magari si potrebbe iniziare a ragionare in maniere più costruttive. Orban lo ha fatto. Ma occorre una continuità che – purtroppo – in pochi sono intenzionati a perseguire. Italia inclusa, ammesso che si ricordi di poter esercitare una minima politica estera.
La sintesi finale è piuttosto semplice: nessun viaggio diplomatico è “inutile”, nemmeno quello più fallimentare. Differentemente da come TgLa7 e compagnia mediatica mainstream sosttolineavano sull’incontro tra il primo ministro ungherese e il presidente russo di un paio di settimane fa.
Stelio Fergola