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“Il giro del mondo in 80 giorni”, ovvero il fascino senza tempo dell’avventura

by Roberto Johnny Bresso
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giro del mondo in 80 giorni

Roma, 14 gen – Il giro del mondo in 80 giorni. Il romanzo d’avventura per ragazzi (e non solo per ragazzi…) è un qualcosa che ha sempre fatto parte della storia dell’umanità, contribuendo ad aprire le menti, a stimolare il senso d’avventura o, semplicemente, ad intrattenere facendo sognare. Negli ultimi anni, ahi noi, sono sempre più rari questi esempi, vuoi perchè purtroppo i ragazzi leggono sempre di meno ma anche perchè ciò che viene proposto loro molto spesso è un modello di vita così lontano dallo spirito avventuroso da renderli indifferenti (tanto che la parola di moda oggi è resilienza, vale a dire “statevene sul divano e non ponetevi troppi quesiti scomodi”).

Il giro del mondo in 80 giorni

Se c’è un romanzo che da ragazzo mi ha appassionato all’idea di viaggiare e di conoscere altre realtà è quello dello scrittore francese Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni. Pubblicato per la prima volta nel 1872 (anno nel quale è anche ambientata la storia), racconta le vicende del gentleman inglese Phileas Fogg, il quale, aiutato dal suo valletto francese Jean Passepartout, tenta di circumnavigare il globo in 80 giorni (impresa che all’epoca pareva impossibile), per vincere una scommessa di ventimila sterline stipulata con i suoi soci del Reform Club. Durante le lunghe ed appassionanti peripezie i due saranno seguiti dall’agente di Scotland Yard Fix, che pensa erroneamente che Fogg sia il rapinatore della Banca d’Inghilterra, e salveranno in India da un sacrificio umano Miss Auda, che proseguirà il viaggio con loro e finirà per innamorarsi, ricambiata, di Fogg. Senza svelare troppo, per coloro che non avessero letto il libro, il finale riserva un ultimo colpo di scena che termina in gloria l’opera.


Gli adattamenti cinematografici

Il romanzo ebbe un immediato successo, anche perchè Verne era veramente un appassionato viaggiatore e conoscitore del mondo, così che i suoi racconti di luoghi misteriosi e lontani erano sì romanzati ma anche rispettosi delle verità storiche e delle differenti culture con le quali di volta in volta i protagonisti si imbattono. Nel 1874 ne venne fatto un adattamento teatrale e da allora, grazie alle straordinarie potenzialità visive dell’opera, sono innumerevoli gli adattamenti per il cinema e la tv. Per il grande schermo si comincia nel 1919 con un’opera muta tedesca del regista Richard Oswald, ma purtroppo non sono sopravvissute copie della pellicola, quindi tocca attendere il 1956 per il primo prodotto di grandissimo rilievo: per la regia di Michael Anderson, con David Niven e Shirley MacLaine, l’adattamento cinematografico ottiene enorme successo sia di critica che di pubblico, aggiudicandosi ben cinque Oscar, compreso quello per il miglior film. Dopo una parodia a cura dei Three Stooges nel 1963, tocca attendere il 2004 per una versione ispirata più liberamente al libro e prodotta dalla Walt Disney. In questa pellicola il reale protagonista è Passepartout, interpretato da Jackie Chan, che si rivela essere il vero rapinatore della Banca d’Inghilterra. Nonostante le molte libertà nella trama, ciò non di meno il film si lascia godere in maniera piacevole. Passando alla tv abbiamo nel 1983 l’imprescindibile serie animata giapponese Il giro del mondo di Willy Fogg: pur facendo rappresentare i personaggi come animali antropomorfi (Fogg è un leone) resta molto fedele al romanzo. L’ho vista per la prima volta da bambino ed una seconda volta recentemente e vi posso assicurare che il fascino è rimasto immutato. Andiamo poi al 1989 per un’ottima miniserie televisiva britannica in due parti, interpretata da Pierce Brosnan, Eric Idle e Peter Ustinov.

E concludiamo arrivando al 2021 con l’ultimo adattamento in ordine di tempo: Around the World in Eighty Days con David Tennant, serie tv in otto puntate trasmessa a dicembre su Rai 2 e che ora potete recuperare su RaiPlay. Pur rimanendo fedele all’idea di base si prende molte libertà (per esempio l’agente Fix ora è una giornalista), espandendo la storia e rendendola moderna ed ancora più appassionante per un pubblico ancora più moderno e smaliziato. Perché il punto è che la storia funzionerà sempre, potrà essere arricchita ed interpretata ma l’idea che l’uomo sia nato per viaggiare e per ampliare le proprie conoscenze è insita nella natura umana. E poi, in epoca di globalizzazione assoluta ed indistinta, è bello ricercare l’unicità e la specificità di ogni differente cultura.

Roberto Johnny Bresso

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