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Dio o Demone? Il mito di Demogorgone

by La Redazione
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Il mito di Demogorgone, libro di Marco Barsacchi

Roma, 7 dic – Nel maggio del 1840, su una rivista pubblicata a Londra, “Frazer’s Magazine for Town and Country”, uscì un curioso poemetto anonimo dal titolo “La visita del grande Hermes al potente spirito della terra, Demogorgone”. Di chi e di che cosa vi si parla? Ecco: Hermes, per l’occasione in veste di re potente e ricchissimo, è in cerca del Senso della Vita, della Somma Sapienza da comunicare ad uomini eletti. Chi se non Demogorgone lo Spirito di tutte le cose, la Mente che ha dato origine alla Natura sviluppandone le forme dal Caos– può guidarlo in un adeguato cammino di conoscenza?

Il fecondo incontro avviene ed Hermes, forgiato dal magistero di Demogorgone, torna alla reggia per un breve congedo da tutte le cose, dopodiché si dedica alla filosofia. Anzi, ai piani più alti della filosofia, quelli che recano il contrassegno dell’ermetismo. La cosa strana è che la mitologia greco-latina ignora il possente Demogorgone. Non ci sono autori classici che parlino di lui. Non compare né tra gli dèi né tra i dèmoni, non è un eroe e nemmeno un mostro. Ma, nelle “Genealogie deorum gentilium” che Giovanni Boccaccio considerava la sua opera più prestigiosa (altro che quel “Decamerone” scritto in volgare!), Demogorgone fa la sua bella (o, se si preferisce, brutta) figura. Col suo nome altisonante e misterioso, che sembra coniugare l’immagine del Demiurgo, artefice e padre dell’universo, con quella delle orribili Gorgoni, signore della morte, il Demogorgone del Boccaccio emerge minaccioso tra nuvole e nebbie. E’ l’insondabile Spirito della Terra circonfuso di perturbante maestà? O è il Principe delle Tenebre che guizza sinistro da profondità abissali? E che dire dei suoi compagni “Eternitas” e “Chaos”, e dei suoi nove figli, “Litigium”, “Pan”, “Cloto”, “Lachesis”, “Atropos”, “Polus seu Pollux” (il Cielo), “Phyton seu Phaneta” (il Sole), “Terra”, “Herebrus”?

Marco Barsacchi, già docente di Letteratura italiana a Turku, in Finlandia e appassionato studioso di “storie lontane”, propone un’indagine a tutto campo sul multiforme personaggio, dandoci conto della “versione” boccaccesca, ragionando sulle possibili fonti, facendo la storia del nome e dunque prendendo in considerazione le possibili etimologie, e seguendo le numerose apparizioni di questa dio-dèmone negli ambiti più diversi della cultura italiana ed europea, ne “Il mito di Demogorgone. Origine e metamorfosi di una divinità oscura”(Marsilio, pp. 235, euro 23).

Infatti, laddove Ser Giovanni aveva tracciato il solco, avvenne nei secoli un’abbondante semina. Con fervidi tributi di stima nei confronti dell’autore delle “Genealogie”, che aveva lavorato alla sua opera, sottoponendola a puntuali revisioni dal 1350 fino alla morte, nel 1375. Come ben mette in risalto Barsacchi, intento del Certaldese, “spinto da innato gusto per ogni tipo di fabula”, era quello di “esporre i miti con la maggiore completezza possibile, ordinarli e cercare di intenderne il senso”, piuttosto che “di analizzarli e discuterli criticamente”.

La materia, insomma, era tale da attingervi a piene mani: le immagini, le invenzioni, la pluralità di ipotesi offrivano inesauribili stimoli alla fantasia, e non solo a quella, visto che andare a briglia sciolta nei territori del divino significa interrogarsi sull’uomo, sulla sua origine e sul suo destino. Molte le fonti: venerandi “auctores” come Omero e Aristotele, Virgilio e Orazio, ma anche eruditi e mitografi della tarda antichità, come Lattanzio e Fulgenzio, mitografi vaticani come Macrobio e Boezio, enciclopedisti come Isidoro di Siviglia e Rabano Mauro. Ma a campeggiare è il “tardo e oscuro Teodonzio”. Da lui Boccaccio apprende che gli antichi Arcadi ritenevano che nella terra fosse infusa una mente divina che aveva dato origine a tutte le cose. Demogorgone è questa mente primigenia? Ma è benevola o sinistra? O contraddistinta da opposte valenze? E che cosa ne pensava “davvero” Giovanni Boccaccio?

Certo è che dalle “Genealogie” in poi, la “divinità oscura” prende stabile dimora nella cultura europea. Da navigante curioso e avventuroso, Barsacchi ne segue incarnazioni, apparizioni e metamorfosi dalle trattazioni degli umanisti ai poemi cavallereschi italiani e spagnoli, dalla cultura elisabettiana al romanticismo. Interessante soprattutto l’accoglienza riservata a Demogorgone dagli alchimisti che lo presentano come “luminoso e celeste Principio primo”. Ma i lati oscuri tendono a riemergere. Ad esempio, nell’occultismo “new age” e nel vorticoso universo dei “games”. Dove il Nostro torna ad assumere fattezze diaboliche. Nel gioco di ruolo “Dungeons & Dragons” si chiama Demogorgone il Principe dei Dèmoni; e si chiama così anche il mostro che incontriamo nel videogioco “Forbidden Forest”. Fitto è il mistero. E fioccano vecchi e nuovi interrogativi. Demogorgone? E’ forse quel Fato cui sono soggetti sia gli uomini che gli dèi? E’ Anánke, la Necessità che stringe, vincola, obbliga? O, perché no?, il Caso inteso, alla Borges, come “Causa segreta”?

Mario Bernardi Guardi

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