Roma, 14 mag – Il risentimento. Gli occhi di chi guarda il passato ne è pieno, uno sguardo che non riesce a sostenere e che vede a sua volta pieno di acredine. La Treccani ci dice che è “lo stato d’animo di chi è risentito, cioè irritato contro qualcuno a causa di un rimprovero”. Ecco la morale che si affaccia. Così lo storico David Bidussa congeda, ragionando sul livore, l’introduzione che ha curato attorno al volume, pubblicato dai tipi di Fuoriscena, Socialismo fascista (192 pp.; 16,50€) di Pierre Drieu La Rochelle adornato dal sibilino, nell’intenzione dell’editore, sottotitolo la risposta fascista alla crisi d’Europa.
Drieu La Rochelle e lo “stile” Fascista
Bidussa cercando e non trovando una Spoon River fascista – come in una puntata di qualche mese fa, proprio con la partecipazione dello studioso livornese, del programma Passato e Presente di Paolo Mieli dedicato all’opera di Edgar Lee Masters – concentra il suo giudizio sullo scrittore francese legandolo al malanno dell’anima che è il rancore. L’errore è quello di chiamare per nome Drieu e metterlo sul banco degli ideologi, perché come ricordava Jean Mabire, nell’introduzione di Socialismo fascista pubblicato una quindicina d’anni fa dalla casa editrice meneghina Ritter, è lo stesso saggista parigino nelle pagine di Genève ou Moscou ad avvertire il lettore che “non deve cercare, malgrado la formulazione recisa e secca delle mie idee, un consiglio preciso”. Perché quello che spesso si finge di non capire è che nel turbinio d’acciaio delle prime quattro decadi del ‘900 ci sono state liriche che scrittori, poeti e artisti hanno seguito cercando una nuova pagina di vita non terrena, ma di quella che sfocia nello spirito. Così hanno fatto i francesi Louis-Ferdinand Céline, Robert Brasillach, Lucien Rebatet e il qui presente Drieu La Rochelle. Tutti finiti dietro la lavagna delle lettere, ma ancora oggi nella confusione di idee incerte, soprattutto sull’Europa, questi nomi tornano e le rotative segnano ancora i capitoli di chi ha usato l’inchiostro come fosse sangue. Era, infatti, lo stesso Drieu a invocare “che coli il mio sangue piuttosto che il mio inchiostro”. Nella scelta della casa editrice Fuoriscena Pierre Drieu La Rochelle, lo scorso 15 marzo sono trascorsi 80 anni dalla morte, appare come una delle anime del Fascismo europeo. Ma non servono certo queste righe per togliere un’etichetta che l’autore non ha mai voluto nascondere. Quello che vuole essere celato è che infiniti letterati e uomini di pensiero, per citare il titolo di un saggio di Armin Mohler, hanno trovato la sublimazione delle proprie sinapsi, delle proprie ansie, dei propri patimenti e delle proprie aspirazioni nello “stile”. Lo “stile” fascista.
Pensiero divenuto europa
“Così, non essendo sostenuto da idee, il mondo era a tal punto inconsistente da non offrirgli alcun appoggio”, ecco il grido che l’autore dedica all’amico Jacques Rigaut, morto suicida nel 1929, tra le pagine di Fuoco fatuo. Ed è in questo vuoto che bisogna cercare le parole e le scelte dello scrittore transalpino, che poi furono quelle di una generazione plasmata dalla trincerocrazia della Prima Guerra Mondiale. Altrimenti resta carta buona per riempire l’ennesima libreria, ma svuotata di ogni significato. Drieu cerca le origini, ma è consapevole che “tutto ciò che si muove e agisce nel mondo assume la forma del Fascismo”. E la ripubblicazione di testi del genere – un po’ come fatto dallo studioso lucchese Paolo Buchignani che ha dedicato i suoi sforzi su figure come Marcello Gallian, Berto Ricci e altri fascisti rossi – rischia, in controtendenza rispetto alle aspettative, di ridonare spazio, scaffali e vita a pensatori che hanno ricevuto l’infame lettera scarlatta dei vinti. Eccolo, quindi, Drieu libero dall’armatura che questo tempo ha voluto affibbiargli. Libero fino alla fine anche nel suo suicidio. Come scrive il giovane studioso Marco Spada (che per Aspis ha curato, recentemente, la traduzione dell’opera teatrale del francese L’acqua fresca) l’uccidersi “non fu una ‘scelta personale’ né un gesto di fuga, ma piuttosto l’estremo atto di coerenza con ciò in cui aveva creduto e su cui aveva scommesso”. Franco Drieu di essere pensiero divenuto Europa.
Lorenzo Cafarchio