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Il rito di Mater Matuta: riscoprire le nostre radici (ora che lo Ius Soli vuole cancellarle)

by La Redazione
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mater matuta matralia ius soliRoma, 14 giu – Nel calendario dell’antica Roma, l’11 giugno si celebrava una festa dedicata a Mater Matuta, identificata con la dea dell’aurora, protettrice della vita e della fertilità. Nel De rerum Natura Lucrezio le dedica quest’ode:  “Così a un’ora fissa Matuta soffonde con la rosea luce dell’aurora le rive dell’etere e spande la luce… E’ fama che dalle alte vette dell’Ida si assista a questi fuochi sparsi quando sorge la luce, poi al loro riunirsi come in un unico globo, formando il disco del sole e della luna…”-. Tutto il mese di giugno è posto sotto la protezione di Giunone, da cui, secondo Ovidio, deriva il nome: Iunius da Iuno. Che Mater Matuta e Giunone avessero degli elementi di collegamento è testimoniato anche dal fatto che alle Calende di marzo, dette femineae Kalendae, dies natalis del tempio di Giunone Lucina sull’Esquilino, si celebrava una festa dedicata esclusivamente alle matrone, i Matronalia. Entrambe queste divinità compaiono nella storia di Roma quando Furio Camillo, durante l’assedio di Vejo, città sacra a Giunone, fa voto di un tempio a Mater Matuta nel caso di esito vittorioso della battaglia.

Così racconta Plutarco: “…Il senato, arrivato al decimo anno di guerra, abrogò tutte le magistrature ed elesse dittatore Marco Furio Camillo. Scelto come maestro della cavalleria Cornelio Scipione, per prima cosa fece voto agli Dèi che, se la guerra avesse avuto un esito felice, avrebbe celebrato i grandi ludi e avrebbe dedicato un tempio alla Dea che i romani chiamano Mater Matuta. Dai riti che si celebrano in suo onore, questa dea si potrebbe identificare con maggiore probabilità sopra ogni altra con Leucotea, perché le donne fanno entrare una serva nel sacro recinto e poi la percuotono portando in braccio i figli dei fratelli invece dei propri…”. Interessante la lettura che ha dato il Dùmezil del rito svolto in onore di  MATER MATUTA, intesa come Dea regolatrice del tempo e accostata all’AURORA: “durante la sua festa – scrive Dumézil – le dame romane mimano i gesti che essa compie nel mito. Gesti che gli uomini si augurano di vederle compiere ogni giorno dell’anno al momento del suo breve intervento: l’espulsione delle tenebre e l’atto di accogliere con affettuosa cura il SOLE. Una volta l’anno i riti pubblici imitano e sollecitano la funzione quotidiana della Dea (…) La vicinanza al solstizio d’estate non è casuale: proprio nel periodo in cui i giorni, quasi fossero stanchi, riducono al minimo la loro crescita e stanno per cominciare ad accorciarsi, la Dea AURORA diviene necessaria per gli uomini, così come lo è ANGERONA, che, al solstizio di inverno, interviene ad ampliare i giorni ormai angusti”.

In questi giorni la politica italiana si sta occupando del tema dello ius soli, ovvero di concedere la cittadinanza italiana a tutti i figli di stranieri nati sul nostro suolo. Sembrerebbe una sorta di versione demoniaca di Mater Matuta, in cui anziché celebrare l’aurora, la nuova alba che sconfigge la notte, si legittimino e si festeggino invece gli elementi oscuri che pongono in atto l’invasione delle nostre terre. Al contrario il moto di rinascita deve ripartire dalla riscoperta delle nostre radici: siano dunque per prime le nostre donne a riprendere un ruolo da protagoniste, a scacciare le tenebre e ad opporsi all’equiparazione degli elementi esogeni ai propri figli. Gli uomini perseguano, con la stessa inflessibile e tenace volontà di Vittoria dimostrata dai nostri avi romani, la rinascita di una nuova alba, intesa come liberazione dalle forze oscure che attualmente la ottenebrano.

Marzio Boni

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