Imola, 21 apr – Dopo la presentazione di ieri del calendario ufficiale per la stagione motociclistica 2017 di Andrea Poggi, scopriamo con alcuni brevi cenni la carriera del pilota imolese. Andrea Poggi nasce nel 1973 a Imola, la passione per le moto inizia dall’infanzia e la porterà avanti fino ad oggi con tenacia e determinazione. La carriera motociclistica del pilota imolese ha inizio a quattordici anni e lo porterà a correre sui più importanti circuiti nazionali e internazionali. Nel suo palmarès vanta quattro trofei iridati europei consecutivi nel campionato Endurance (classe 600) dal 2006 al 2009, i trionfi nel Trofeo Bridgestone nel 2011 e 2015, nel CIV Dunlop Cup (classe 1000) e l’importante terzo posto nel prestigiosissimo torneo Alpe Adria.
Il Primato Nazionale ha intervistato Andrea Poggi prima dell’esordio stagionale di domani nel National Trophy, che si svolgerà presso l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola.
Il Primato Nazionale – Ciao Andrea, la stagione motociclistica è alle porte, lo scorso anno hai raggiunto un buon terzo posto nel Trofeo Bridgestone, quest’anno quali sono gli obiettivi da raggiungere?
Andrea Poggi – “Ciao a tutti i lettori, per la stagione 2017 che parte con la wild card nella prima gara del National Trophy a Imola, l’obiettivo è quello di raggiungere almeno il podio. Il 7 maggio, invece, inizia il trofeo Bridgestone in cui, appunto, lo scorso anno arrivai terzo e due anni fa riuscii a vincere la competizione. Finalmente quest’anno ho una moto competitiva e punto decisamente alla vittoria. Con l’appoggio degli sponsor il budget è stato raggiunto seppur con fatica e per quanto riguarda quest’ultima competizione l’iscrizione è stata completata. Il regalo per la carriera sarebbe l’iscrizione con wild card al Mondiale Superbike per la tappa di Imola il 13 maggio. Non sarebbe un punto di arrivo, sia chiaro, ma il raggiungimento di un bel traguardo. Il Mondiale Superbike è tosto, ma le motivazioni e l’impegno ci sono”.
PN – Hai accennato alle difficoltà nel reperire i fondi e gli sponsor per affrontare una stagione motociclistica, quali sono i fattori che contribuiscono alla mancanza di interesse per questo sport nei campionati cosiddetti “minori”?
AP – “Tante volte agli sponsor non interessa il motociclismo, purtroppo gli appassionati a questo sport sono sempre meno, però, quei pochi rimasti o hanno paura o non si fidano perché non conoscono la storia dei team e dei piloti. Quest’anno qualcuno fortunatamente ci hanno supportato anche se per realizzare il sogno del Mondiale la strada è ancora in salita. La speranza è quella che a pochi giorni dall’inizio del campionato arrivi qualche chiamata per “attaccare l’adesivo” sulla moto”.
PN – Da dove inizia la tua passione per la moto e quando hai intrapreso la tua carriera da pilota?
AP – “E’ iniziato tutto a 8/9 anni quando rubavo il motorino di mia madre, la passione c’è sempre stata, nonostante ci fossero difficoltà economiche. A 14 anni ho vinto il Torneo Gilera e l’anno seguente sono stato selezionato dal Team Italia per correre con l’Aprilia 250sp, purtroppo dopo la seconda gara a Monza ho avuto un incidente gravissimo, la cui conseguenza è stata il ricovero in coma per tre giorni. Mio padre decise che da quel momento non dovessi più correre. Insomma, pensavo fosse finita prima di iniziare, però nel 2000 un amico mi chiamò per vederlo correre in una gara al Mugello, quando all’improvviso arrivò la folle proposta. correre al suo posto per le prove di qualifica. In principio pensavo fosse uno scherzo, perché erano dodici anni che non correvo in una gara, nonostante continuassi ad andare in moto su strada. Alla fine accettai questa folle proposta e mi qualificai terzo nelle prove. Pensavo fosse finita lì, ma la domenica mattina mi propose di correre anche per la gara, gareggiai al suo posto e mi classificai secondo. Finita la gara ci scambiammo subito i ruoli, io tolsi la tuta e lui andò lui sul podio a festeggiare. Da lì ho pensato di poter ricominciare sul serio a gareggiare e nel 2001, infatti, sono ritornato in pista con la Ducati nel campionato italiano, poi con la Suzuki nel torneo Alpe Adria ecc. fino ad oggi”.
PN – Quali sono stati e quali sono i tuoi piloti preferiti?
AP – “Quando ho iniziato Loris Capirossi correva nel mio stesso team, anzi “prendeva paga” dal sottoscritto. Il mio idolo però è Randy Mamola, anche se non ha vinto nessun mondiale ed era l’eterno secondo, poi posso citare Kevin Schwantz e Marco Lucchinelli. Passando ai giorni nostri Valentino Rossi, oltre ai soliti Marquez e Lorenzo che sono dei mostri sacri. Tutti i piloti della MotoGp sono dei fenomeni e se dovessero correre con noi ci darebbero il giro”.
PN – Grazie Andrea
AP – Grazie a voi
Guido Bruno