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Il jazz italiano dal Fascismo in poi: Gorni Kramer

by admin
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Roma, 8 set – La figura più importante del primo jazz italiano è sicuramente Gorni Kramer, al secolo Francesco Kramer Gorni. Polistrumentista, è stato un grande fisarmonicista, compositore, arrangiatore e direttore d’orchestra jazz. Contrariamente alla maggior parte dei colleghi direttori delle orchestre e radio-orchestre degli anni Trenta, la formazione artistica di Kramer è sia popolare che colta: comincia a suonare da bambino nell’orchestra del padre (la quale eseguiva musica popolare) e in seguito si diploma in contrabbasso al conservatorio di Parma.

Gorni Kramer: una fisarmonica necessaria al jazz italiano

Nonostante il diploma in contrabbasso, lo strumento principale di Gorni Kramer rimane la fisarmonica. Questo elemento è fondamentale perché ha contribuito a creare l’archetipo del jazz italiano: la fisarmonica di Kramer è tanto importante e caratteristica per il jazz nostrano quanto il violino di Grappelli o la chitarra di Reinhardt per il jazz francese.

Dopo averlo sentito suonare a Salsomaggiore Terme, il maestro Stefano Ferruzzi chiede al fisarmonicista di seguirlo a Milano. Gorni Kramer accetta: comincia così l’esperienza musicale milanese. Viene ingaggiato dall’orchestra del sassofonista Angelo Poggi e del pianista Piero Strazzi e nel 1933 debutta come leader all’Embassy Club di Milano: il suo repertorio consiste nell’esecuzione di canzoni jazz americane dell’epoca e di brani originali composti da egli stesso. Arrivano le prime fortune musicali e jazzistiche dell’artista, il quale si troverà ad incidere per molte fra le più importanti case discografiche del periodo, tra cui l’italiana Fonit, la tedesca Odeon e l’americana Columbia.

Il brano di Gorni Kramer più famoso e caratteristico di questi anni è probabilmente “Crapa pelada”, ispirata dallo stile di Duke Ellington e dedicata a Felice Chiusano, basso del Quartetto Cetra. La canzone, incisa nel 1936, rimane uno dei migliori esempi di jazz italiano: colpisce la finezza interpretativa e la grande padronanza del linguaggio jazzistico da parte di Kramer, dell’orchestra e dei cantanti.

L’adesione alla Rsi

Negli anni della guerra aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e scrive per “L’Orizzonte”. Nel 1949 incontra i commediografi Pietro Garinei e Sandro Giovannini, per i quali scriverà canzoni di successo come “Un bacio a mezzanotte”, “Soldi soldi soldi”, “Domenica è sempre domenica”: quest’ultimo brano in particolare viene scelto come sigla del famoso programma Rai “Il Musichiere”, trasmesso dal 1957 al 1960. La versione strumentale di “Domenica è sempre domenica” è uno dei migliori esempi di jazz italiano: colpisce la bellezza del tema, degli arrangiamenti e l’atmosfera serena e spensierata che permane per tutta la canzone.

Pur continuando a lavorare in ambito musicale come editore e autore per la televisione, verso la fine degli anni sessanta si ritira progressivamente dalle scene. L’11 giugno 1991 viene nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Sempre nel 1991, la Rai gli dedica la trasmissione “Merci Beaucoup Gorni Kramer”, ambientata a Piazza Sordello a Mantova; tra gli ospiti della trasmissione è presente anche il grande Franco Cerri, tra i più famosi ed importanti chitarristi jazz italiani, amico e collaboratore del maestro. Quattro anni dopo, Kramer si spegnerà a Milano, lasciando come eredità le sue memorabili canzoni.

 

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ugo 9 Settembre 2019 - 6:47

Il jazz è talmente lontano dall’italianità da rendere il titolo di questo articolo un vero e proprio ossimoro. Col che non intendo dire che esista anche una percentuale di jazz di qualità, ma “jazz” e “italiano” sono un sostantivo e un attributo che non legano, sono reciprocamente estranei. Diciamo che questo era un Italiano che suonava il jazz.

Tra l’altro, una rete radiofonica che fa del jazz un proprio punto di riferimento, quasi un faro, è Rai Radio 3. Giusto per dire, vi sentite affini?

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andrea cipolla 10 Settembre 2019 - 9:28

Ora ho capito, lo ricordate perché aveva aderito alla Repubblica di Salò, non perché un bravo musicista.

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