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La blogger cinese che denunciò la cattiva gestione del Covid rischia di morire in carcere

by La Redazione
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Zhang Zhan blogger cinese

Roma, 5 nov — Rischia di morire per uno sciopero della fame la blogger e attivista cinese Zhang Zhan, detenuta dal governo di Pechino per aver denunciato sui social la gestione dell’epidemia di Covid-19 in Cina.

Lo rende noto Amnesty international in una nota dove si afferma che Zhan «rischia di morire se non viene rilasciata urgentemente per ricevere cure mediche». La citizen journalist ed ex avvocato di 38 anni è agonizzante dopo uno sciopero della fame che l’ha portata a pesare meno di 40 chili.

La blogger cinese arrestata nel 2020 rischia di morire di fame

La blogger cinese era stata arrestata nel maggio del 2020 e tradotta nel carcere di Shanghai con l’accusa di aver inviato «false informazioni attraverso testi, video e altri media attraverso gli internet media come WeChat, Twitter e YouTube», e, fatto ancora più grave per le autorità, di aver rilasciato interviste a media stranieri, come Radio Free Asia ed Epoch Times, che «hanno speculato malignamente sull’epidemia di Covid-19 a Wuhan» e la gestione del contagio da parte del governo cinese. La Zhan aveva denunciato gli arresti di giornalisti indipendenti e le pressioni delle autorità su famiglie dei malati di Covid affinché rimanessero in silenzio,

Zhan non può comunicare con i famigliari

Al processo la blogger cinese era arrivata su una sedia a rotelle, impossibilitata a stare in piedi per la debolezza. Il 31 luglio si era reso necessario il ricovero in ospedale. La donna era stata poi rimandata in carcere, da dove tutt’ora continua lo sciopero della fame nonostante il pericolo di vita. Amnesty International ha chiesto al governo cinese il «rilascio immediato» di Zhang per potere ricevere le cure mediche di cui la donna ha bisogno, e senza le quali è «a rischio di morire». Il 30 ottobre suo fratello ha scritto su Twitter: «Non credo che vivrà molto a lungo. Se non ce la farà a superare l’inverno, spero che il mondo la ricorderà per ciò che è stata». Dalla fine del processo alla donna non è più concesso di parlare con l’avvocato o incontrare i propri famigliari, con i quali può comunicare solo attraverso rari contatti telefonici sotto stretta sorveglianza.

Altri giornalisti e blogger che hanno subito la sorte di Zhang Zhan

Zhang non è l’unica ad aver subito il «trattamento speciale» da parte delle autorità cinesi. Il Guardian cita i casi di Chen Qiushi, giornalista, ex avvocato, arrestato a gennaio. O quello di Li Zehua, giunto a Wuhan dopo l’arresto di Qiushi, a sua volta «sparito» a inizio febbraio per poi essere scarcerato nel mese di aprile; per ultimo, cita il nome di Fang Bin, residente a Wuhan di cui si sono perse le tracce. Secondo quanto riportato da AsiaNews, il governo cinese avrebbe incriminato o arrestato migliaia di persone «con l’imputazione di aver diffuso false informazioni sul coronavirus e di aver così creato problemi di ordine pubblico».

Cristina Gauri

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