Roma, 2 mag – La Corte Europea dei Diritti Umani ha infatti stabilito che l’Atleta di Fano, statua bronzea attribuita a Lisippo, appartiene al “patrimonio culturale italiano” e che nell’acquistarla la Fondazione Getty – creata dal magnate del petrolio John Paul Getty per ammassare preziose opere d’arte provenienti da tutto il mondo – si è comportata scorrettamente perchè sapeva che l’Italia (già dal 1977), stava cercando di riportarla in patria.
La statua di Fano
La statua fu rinvenuta nel 1964 al largo delle Marche da un peschereccio italiano e ben presto trafugata grazie a una serie di compravendite che hanno generato, negli anni, diversi processi senza però mai produrre delle condanne. L’Atleta, dopo essere stato portato nella casa dell’armatore, fu prima interrato in un campo di cavoli, poi venduto a un imprenditore di Gubbio, nascosto in una canonica col benestare del parroco (denunciato per questo dalla perpetua), ceduto a un antiquario milanese, ‘girato’ a un commerciante di Monaco, parcheggiato in Gran Bretagna e finalmente acquistato dalla Fondazione Getty nel 1977 per quasi 4 milioni di dollari. Nel 1978 la statua sbarcò negli Stati Uniti e venne portata a Malibu, dove si trova attualmente, parte della collezione del Villa Getty Museum. L’Italia però ha tentato in ogni modo di bloccare l’esportazione dell’Atleta e di assicurarne la restituzione. L’epopea giudiziaria è servita in parte proprio per stabilire la giurisdizione di Roma, dato che il luogo preciso del ritrovamento non è mai stato chiarito. La Getty ha contestato le ricostruzioni degli inquirenti e ha sempre sostenuto di aver condotto dei controlli per stabilire la provenienza del prezioso reperto. La restituzione dell’Atleta di Fano “è una questione su cui abbiamo lavorato in maniera serrata“, ha commentato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ha aggiunto: “Da quando sono ministro oltre 100 opere sono state restituite dagli Usa e altrettante dalla Gran Bretagna; inoltre ho fatto una circolare con la quale abbiamo stabilito che non si faranno più prestiti ai musei che hanno contenziosi con l’Italia”.
Un caso internazionale ancora aperto
I giudici di Strasburgo hanno anche sottolineato che diversi strumenti internazionali evidenziano l’importanza di proteggere i beni culturali dall’esportazione illecita, in particolare la convenzione dell’Unesco del 1970. Gli Stati Uniti ne sono firmatari, ma non sono membri della Corte Europea dei Diritti Umani, che è un’emanazione del Consiglio d’Europa. La controversia tra l’Italia e il Getty ha origini lontane. Già nell’agosto del 2007 il museo e l’Italia avevano annunciato un accordo per la restituzione di 42 opere antiche che secondo Roma erano state rubate e poi esportate illegalmente, ma l’Atleta di Fano non era tra queste. Ora è la Corte di Strasburgo a dare ragione all’Italia, riconoscendo la legittimità della sua azione legale, ribadendo che la tutela del patrimonio artistico e culturare di un Paese”è un obiettivo legittimo ai fini della Convenzione” e sottolineando il fatto che che “a causa della negligenza o della malafede del Getty Trust nell’acquistare la statua – nonostante fosse a conoscenza delle rivendicazioni dello Stato italiano e dei suoi sforzi per recuperarla – il provvedimento di confisca è stato proporzionato all’obiettivo di garantire la restituzione di un oggetto che faceva parte del patrimonio culturale italiano“.
Sergio Filacchioni