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La figlia della Dandini dà lezioni di gender. Ma con i soldi pubblici

by Ilaria Paoletti
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Roma, 22 feb –  Adele Tulli, figlia di Serena Dandini presenterà al festival di Berlino un documentario sulla teoria gender prodotto nientemeno che dalla Rai. Il titolo? Normal.
La stessa “figlia d’arte” in un’intervista per il sito Cinecittà News parla del suo impegno, come cineasta, per la promozione della “fluidità” di genere: “Nei miei film precedenti ho lavorato su temi relativi al genere e alla sessualità sempre scegliendo protagonisti che riflettessero il punto di vista di chi si colloca ai margini delle convenzioni sociali dominanti. In questo lavoro volevo sperimentare un cambio di prospettiva, concentrandomi proprio su ciò che viene considerato convenzionale, normativo, normale. L’idea è di creare degli accostamenti che riescano a provocare un senso di straniamento e di sorpresa davanti allo spettacolo della ‘normalissima’ realtà di tutti i giorni”.

In breve, nel mondo capovolto della figlia della conduttrice tv simbolo per antonomasia del radical chic, tutto ciò che è “normale” – l’eterosesualità, il matrimonio, la famiglia – deve passare in secondo piano, essere messo in discussione ed essere rappresentato al fine di provocare una sensazione di “straniamento” … quasi a voler far sentire in colpa l’uomo medio.

Sempre la Tulli, in un’intervista che ha rilasciato per il webmagazine del Manifesto entra nel vivo della discussione: “Quando ho cominciato la ricerca per il film c’era in Italia un’ondata di movimenti genderfobici che cominciava a prendere piede. E’ inquietante vedere invece il panorama di oggi, perché ci si rende conto che questi movimenti che fino a pochi anni fa potevano sembrare una frangia molto estremista e radicale oggi sono in parlamento”.
Il riferimento è, sembra quasi inutile specificarlo, agli organizzatori del Family Day e al senatore della Lega Simone Pillon.

La signorina Tulli, insomma, si “scaglia” contro il sistema ma, come avrà certamente imparato in famiglia lo fa con le “spalle coperte”: il suo documentario ha il sostegno economico e distributivo sia di Rai Cinema ed è prodotto nientemeno che dall’Istituto Luce Cinecittà che dipende, a sua volta, dal ministero dei Beni culturali e dal ministero dell’Economia.
Come a dire che va bene combattere lo status quo e accusare le parti “avverse” di propaganda, purchè lo si faccia coi soldi pubblici – e senza sentirsi affatto incoerenti.

Ilaria Paoletti

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3 comments

paleolibertario 22 Febbraio 2019 - 2:53

Si mettano l’animo in pace, la natura è una ed è chiara nelle sue leggi. Capisco la voglia di mettersi in evidenza, capisco il tentativo di guadagnare qualcosa, ma il moralismo gender non passerà mai; la gente non è stupida e non abbocca, il sentire profondo del popolo non si modifica.

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Maurizio Sarchiaponi 22 Febbraio 2019 - 2:53

Per i pazzi l’anormalità è la normalità, mentre la normalità non esiste.
I burattinai dei Dandini e dei loro cloni, vogliono distruggere la società distruggendo l’identità, le tradizioni, la civiltà… la normalità
PS
I compagni non sono artisti, conduttori… sono solo droni senz’anima, senza volontà… servi di un padrone… prima erano comunisti poi dalla sera alla mattina, cambiarono padrone e divennero il loro stesso contrario
I compagni sono ciò che il loro padrone gli ordina di essere

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Raffo 23 Febbraio 2019 - 7:52

Comunistoide inadeguata la madre,comunistoide da salottino radical la figlia……….parziali entrambe, sognano un mondo ermafrodita frociante dove il maschio bianco etero sia gassificato ed il negroide si riproduca con le indigene………con le loro vuote parole italo fobiche vogliono sdoganare e portare al potere sodomiti, ameboidi e pervertiti di ogni genere………..pensiero vomitevole e nauseabondo.

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