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La “guerra di spie” tra Turchia e Israele complica il conflitto in Medio Oriente

by Alberto Celletti
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Turchia Israele

Roma, 26 gen – L’hanno definita “guerra di spie” quella emersa tra la Turchia e Israele negli ultimi giorni. E guardando ai fatti, riportati anche dall’Agi, la definzione appare calzante.

Turchia e Israele, spionaggio e strategie

“Vedranno di cosa siamo capaci”. Le parole sono del presidente turco Recep Erdogan e definiscono abbondantemente una situazione che si è complicata negli ultimi anni. Il riferimento è all’operazione con cui i servizi segreti della Turchia (Mit) hanno arrestato 34 spie ingaggiati proprio da Israele nelle scorse settimane. Fatti di cui non si è saputo granché fino agli ultimi giorni, Sostanzialmente, Tel Aviv reclutava cittadini stranieri, spesso di origine mediorientale, allo scopo di seguire e scattare foto, raccogliento informazioni su dissidenti e civili palestinesi residenti nella nazione di Ankara.

Secondo il Mit, che ha interpellato anche i media locali, sono due le tipologie di agenti usati da Tel Aviv: residenti in Turchia a cui vengono assegnati compiti di routine, ma anche operativi che giungono successivamente nel Paese con compiti più dettagliati. Attività, queste, che si sono intensificate subito dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Tanto è che le informazioni verso la divisione chiamata “Centro operativo servizio intelligence” si sono moltiplicate proprio da allora. Ancora non si sa se il Centro sia legato direttamente al Mossad o ai servizi intern Shin Bet.

Le complicazioni in Medio Oriente

Stante la fantascienza- almeno al momento, poi in politica tutto può evolversi in modo drammatico – di un intervento turco nel conflitto mediorientale per la ovvia appartenenza alla Nato, è chiaro che Ankara non abbia mai nascosto la sua critica profonda nei confronti della politica di Tel Aviv. E che lo scontro con essa sia comunque presente, sia pure non esplicitamente bellico e confinato a questioni di “confine”, come appunto quella dello spionaggio. Un settore che svela scenari difficili da comprendere per gli osservatori esterni. A dicembre, le relazioni tra i due Paesi parevano essersi raffreddate, in un mese a “doppia faccia” in cui Erdogan aveva prima minacciato direttamente Tel Aviv (“la annienteremo se colpisce Hamas in Turchia”), poi era sceso a più miti consigli con la possibilità di un accordo per il riassesto futuro della Striscia di Gaza.  Ora secondo i media turchi tutto è concentrato su un uomo dal nome in codice MZ, che sarebbe una ex guardia del corpo di Khaled Meshal, uno dei leader politici di Hamas che spesso si trova in Turchia. La persona in questione non è stata arrestata ma i servizi turchi lo continuano a inseguire.

Alberto Celletti

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