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La Juventus e il Grande Torino: storia “dell’altro” Olimpico

by Marco Battistini
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Roma, 4 giu – Torino Football & Cricket, Nobili Torino, Internazionale Torino, Football Club Torinese, Reale Società Ginnastica, Juventus: se a Genova rivendicano la compagine più longeva tra quelle ancora in attività, dal 1887 – periodo a cui risale il primo atto ufficiale di fondazione di una squadra di calcio italiana – al 1897 (anno di nascita della Vecchia Signora) il capoluogo sabaudo è stato senza ombra di dubbio il centro più vivace per la pratica dell’allora pionieristica arte pedatoria. Proprio da una costola dei bianconeri nascerà – come continuazione del FC Torinese – nel 1906 il Torino, altra grande società ancora oggi tra le più blasonate di tutto lo stivale.

La crescente importanza dello sport

Ma a quei tempi, snobbato dai liberali e respinto dai socialisti – a detta loro strumento propriamente borghese – lo sport in generale fatica ad entrare nel cuore (e nella pratica quotidiana) degli italiani. Una svolta in tal senso la si registra nel primo dopoguerra, in particolare con l’avvento del fascismo: il suo insegnamento inizia fin dalle scuole, per poi proseguire con la tutta la rete di organizzazioni giovanili e il dopolavoro. Così mentre Juventus e Toro assaporano il gusto delle prime vittorie nazionali la città pensa in grande: viene progettato un nuovo stadio che, con i suoi 65.000 posti, diventa il più capiente d’Italia. E’ Mussolini in persona a promuovere la costruzione dell’impianto. In seguito al successo dei Goliardi torinesi nei Littoriali di Bologna del ‘32, il Duce decide che l’edizione successiva si sarebbe dovuta organizzare proprio nell’ex capitale.

Lo stadio Municipale “Benito Mussolini”

Non solo calcio, quindi. Oltre al rettangolo verde trovano spazio la pista d’atletica, quelle per i salti in lungo e in alto, le fosse per getto del peso, lancio del disco e anche una piscina coperta. Inaugurato nel maggio 1933, struttura razionalista basata su una banchina in granito bianco, si completa con la Torre Maratona, resa allora visibile a grande distanza grazie a particolari decorazioni in vetro di Murano, brillanti al sole e illuminate di notte. Casa bianconera per più di sessant’anni – ininterrottamente fino al 1990 e nel lustro 2006-2011 – oggi ospita solamente la parte granata. L’edificio, dall’importante valore storico-artistico, nella seconda metà degli anni ‘90 cade in disuso e finisce in totale abbandono per circa un decennio. Ristrutturato a inizio millennio per ospitare cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici invernali 2006 è uno dei quattro stadi italiani – Juventus Stadium, Olimpico di Roma e San Siro gli altri – a rientrare nella categoria 4 UEFA, vale a dire quella con le massime caratteristiche di qualità.

Dal Comunale al Grande Torino

Davvero singolare la storia del Comunale – così si chiamerà dal ‘45 in avanti – intitolato fino al 2005 a Vittorio Pozzo, cittì torinese nonché unico selezionatore al mondo capace di vincere due edizioni dei mondiali (oltretutto consecutive). Particolare anche l’incontro amichevole disputato nel maggio ‘47 proprio tra la nostra nazionale e la selezione ungherese: il commissario tecnico doppiamente iridato schiera infatti per l’occasione – unica volta nella storia azzurra – 10 titolari appartenenti ad una sola società, il Torino appunto, mentre l’undicesimo è il portiere juventino Sentimenti. Non a caso infatti oggi ricorda la tragedia di Superga, portando il nome di quei ragazzi che, per dirla con Montanelli, non sono morti, sono soltanto “in trasferta”.

Marco Battistini

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