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La mobilitazione russa? Potrebbe riaprire i negoziati: ecco perché

by Alberto Celletti
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Mobilitazione russa può portare alla pace

Roma, 22 set – La mobilitazione parziale russa potrebbe riservare delle sorprese di pace. Almeno, questa è l’opinione del direttore di AnalisiDifesa Gianandrea Gaiani, intervistato dall’Agi. Che si respiri un’aria diversa è una sensazione che si è rafforzata negli ultimi tempi, dopo le dichiarazioni di Recep Erdogan ma, soprattutto, dopo gli interventi diplomatici piuttosto decisi da parte della Cina.

Mobilitazione russa per la pace? Ecco come potrebbe – a sorpresa – congelare il conflitto

La mobilitazione parziale russa potrebbe portare alla pace, o quanto meno a un congelamento del conflitto. L’analisi di Gianandrea Gaiani, in realtà, la valuta come una delle possibili ipotesi. Le altre, ovviamente, non sono confortanti: “Gli scenari sono tre: una guerra di attrito prolungata, un’escalation che potrebbe coinvolgere l’Occidente o un congelamento del fronte che apre uno spiraglio per avviare le trattative, fronte sul quale è molto attiva la Turchia. Se poi la guerra si allargasse, Kharkiv e Odessa potrebbero tornare nel mirino”.

Ma quali sono le possibilità che si sviluppi la pista “pacifica”? Sostanzialmente, è necessario che Kiev si accontenti della riconquista dell’Oblast di Kharkiv e non rivendichi a Mosca i territori nelle quattro regioni dove si svolgeranno i referendum per l’unificazione con la Federazione. Ovviamente, per Gaiani, con la Russia non si può né si deve scherzare: “Mosca conferma che fa sul serio e, se prima pensavamo volesse creare una zona cuscinetto che separasse la Nato dal territorio russo, ora fa sapere che ritiene quei territori Russia. Se i referendum avranno esito positivo, e certamente lo avranno perché la popolazione filo-Kiev è fuggita da quelle zone, sul piano militare la risposta a qualunque attacco rientrerebbe nella dottrina della difesa nazionale che, in tutti i Paesi del mondo, prevede qualunque tipo di risposta con qualunque tipo di arma di distruzione, non necessariamente nucleare”.

Il punto però, è che “l’obiettivo di Putin non è allargare il conflitto ma alzare la posta per la Nato e l’Occidente. L’iniziativa russa ha lo scopo di congelare il conflitto e, soprattutto, di lanciare un monito: ‘Noi siamo disposti a difendere queste aree in quanto territorio russo, voi siete disposti a fare la guerra alla Russia?’. È un monito rivolto a tutti i Paesi Nato, in particolare a quelli europei, che in questa guerra stanno perdendo tutto”.

L’Europa grande sconfitta

Dall’analisi emerge per l’ennesima volta il ruolo da subalterni dei Paesi Ue. Ma un accordo “dipenderà dalla volontà degli europei di svolgere finalmente un ruolo da protagonisti in una guerra che minaccia la nostra sicurezza. Finora l’Europa è mancata come soggetto geopolitico e si è limitata a seguire la Nato e gli angloamericani”. Inoltre, “quanto sta succedendo dovrebbe essere valutato anche alla luce degli interessi dell’Europa. Ci sono valutazioni di organizzazioni non certo filorusse che paventano che l’obiettivo vero della guerra sia la distruzione del primato dell’Europa come potenza economico-industriale”. Anche perché se non si corre presto ai ripari,  “la Russia ne uscirà logorata ma l’Europa in primavera rischia una devastazione economico-industriale senza precedenti. Se questa è la realtà, dobbiamo venire a patti con la Russia o cessare di essere una potenza economica e industriale. E domandarci chi ci guadagnerà”.

Alberto Celletti

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