Home » La poltrona non si tocca. I parlamentari M5S in rivolta contro il voto su Rousseau

La poltrona non si tocca. I parlamentari M5S in rivolta contro il voto su Rousseau

by Davide Di Stefano
2 comments

Roma, 28 ago – Più casta della casta. Nella crisi di governo più pazza del mondo, il premio del culo più incollato alla poltrona lo vincono per distacco i parlamentari grillini. Primi in assoluto a rifiutare l’ipotesi del voto, dichiarando testualmente “di essere pronti ad allearsi anche con Belzebù” pur di evitare le urne, disponibili ad allearsi nella stessa legislatura prima con la destra e poi con la sinistra pur di rimanere al governo, adesso, quello che fu un movimento di protesta, riesce a sconfessare persino se stesso. Con la rivolta dei parlamentari 5 Stelle contro il voto sulla piattaforma Rousseau, il movimento fondato da Gianroberto Casaleggio getta nel cassonetto l’ultimo feticcio che gli era rimasto: la democrazia digitale.

Il paradosso di Flora Frate

Non dovranno essere né gli elettori M5S (per l’80% contrari all’accordo col Pd), né gli iscritti a decidere se dovrà nascere il governo giallorosso. Cos’è questa storia dell’uno vale uno e della democrazia? Siano solo i parlamentari a decidere se tenersi la poltrona o meno. Questo più o meno il pensiero della deputata grillina Flora Frate, che risponde così alla proposta di Luigi Di Maio di far votare l’accordo di governo su Rousseau: “Di Maio ritiri il voto su Rousseau. Durante l’assemblea dei parlamentari, non abbiamo preso nessuna decisione in tal senso. Anzi, sono emersi molti pareri negativi. Vincolare il Conte bis all’esito di un voto su una piattaforma gestita da una società privata, senza alcuna garanzia di trasparenza, è scelta assurda. Al Quirinale il M5S deve presentarsi con una proposta seria e credibile”.

Dichiarazioni che risultano più comiche di uno spettacolo di Beppe Grillo: proprio la Frate è stata eletta alla Camera grazie ai ben 63 voti racimolati su Rousseau, che le hanno garantito un posto eleggibile nelle liste in Campania alle elezioni del 4 marzo 2018. Proprio lei, miracolata proprio grazie alla piattaforma pentastellata, oggi rifiuta l’idea di far pronunciare gli iscritti su una questione così dirimente. Ma la Frate non è l’unica inchiodata alla poltrona. Anche il suo collega pentastellato a Montecitorio, Michele Nitti, si dice “sorpreso” per una decisione che non è passata per l’assemblea dei parlamentari M5S.

La mossa di Di Maio 

Almeno un’altra decina di parlamentari pentastellati hanno espresso pubblicamente la propria contrarietà al ricorso a Rousseau. In molti ci vedono una mossa del capo politico Luigi Di Maio per tentare di sabotare l’accordo con il Pd. Ad ogni modo il parere che uscirà dalla piattaforma Rousseau non sarà vincolante, visto che da regolamento interno M5S il capo politico Lugi Di Maio e il garante Beppe Grillo, possono ignorare l’esito, che ha valore solo consultivo.

Davide Di Stefano

You may also like

2 comments

SergioM 28 Agosto 2019 - 8:35

?????

pezzi di m… come i democristi !!!
e quanta spocchia nel sentirsi migliori …

il “migliore” d’altronde era il capo degli infoibatori …..

le fiamme dell’inferno non son così lontane !

Prepariamo le picche ….

Reply
ugo 28 Agosto 2019 - 11:07

“Ha valore solo consultivo”… Più onesto sarebbe rivolgersi a chi ha creduto (e magari crede) al proclama della democrazia diretta, dicendogli “non conti una beneamata e ti abbiamo preso per i fondelli”.

Ah, a proposito di fondelli… Qualcuno qui ricorda quel disegno di legge di iniziativa popolare depositato dal Movimento anni or sono, e in merito al quale (sempre in anni passati) son state levate alte lamentele perché veniva ignorato dal Parlamento… ma sì, dai, quello delle 350.000 firme… i due mandati… nessun indagato in Parlamento… lui. Orbene, nei mesi scorsi, quante volte i parlamentari del M5S hanno chiesto formalmente di calendarizzarne la discussione in aula e di aprire l’iter per la sua approvazione o per il suo rigetto?

E’ ora di cominciare a notarle e ricordarle TUTTE le cose, non solo quelle che fanno comodo. Ad esempio, a me ha sempre provocato un certo fastidio il modo pelosamente ingannatore col quale Salvini ha sempre parlato di contrasto all’immigrazione senza mai tralasciare di specificare “clandestina”, “irregolare”, “eccessiva”… in altre parole, si è sempre dimostrato un caloroso sostenitore dell’immigrazione “legale”, “regolare”, “pianificata”… Ecco come si preparano i bidoni all’elettorato (elettorato che ESORTO a ascoltare cercando sempre l’inganno e la manipolazione, che sono una costante in OGNI discorso dirigenziale, a qualsiasi livello).

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati