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"La prima pietra", la commedia sui limiti del buonismo è un'occasione persa

by Ilaria Paoletti
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Roma, 13 dic – Il film è uscito nelle sale giovedì, e ha come protagonisti, tra gli altri, Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak e Serra Yilmaz, l’attrice “feticcio” di Ferzan Ozpetek. Parliamo de “La prima pietra“, commedia ambientata in una scuola elementare nel giorno della recita di Natale, evento atteso tutto l’anno dal preside(Guzzanti). La giornata prende una piega inaspettata quando un bambino, mentre si trovava in cortile a giocare con gli altri alunni, lancia una pietra e distrugge una vetrata, ferendo una coppia di bidelli, marito e moglie.

La faccenda si complica quando si “scopre” che l’autore del gesto è Samir, un bambino musulmano. I genitori vengono chiamati a scuola ed accorrono madre (Smutniak) e nonna (la Yilmaz), dure e pure, che non intendono sborsare un centesimo per la vetrata. Al male assortito consiglio d’istituto prendono parte i bidelli offesi e una maestra sbadata e “fricchettona” che sproloquia su karma e teorie new age. Le premesse sembrano buone, il cast anche: la realizzazione, tuttavia, lascia a desiderare.

Ravello, alla terza prova da regista, sembra non avere chiare le idee su che direzione il film debba prendere: se non ci fosse Guzzanti (che, bontà sua, sembra riprendere stralci di personaggi già interpretati, da Boris a Padre Pizarro), la parte comica non esisterebbe. La sceneggiatura affronta un argomento attuale, che potrebbe essere interpretato sia in maniera graffiante e politicamente scorretta che in maniera contraria. Invece, non arriva da nessuna parte e non ci sono colpi di scena. L’impressione è che in Italia non si abbia il coraggio di fare un nostro “Carnage”, ovvero un film in cui venga realmente messo da parte il buonismo e si affrontino i reali “mostri” frutto dell’integrazione “forzata” e dello scontro tra culture.

La comicità può essere un ottimo viatico per addentrarsi in tali temi con maggiore libertà, eppure La prima pietra, pur partendo da temi “scottanti” (sono ormai anni che alla vigilia di Natale sentiamo parlare di presepi rimossi per non offendere le altre religioni e recite “multiculturali”) preferisce evitare di entrare in polemica, in una maniera tipicamente italiana. Non dà risposte, non fa domande, non fa ridere. E’ un film che butta il multiculturalismo in farsa quando non lo è affatto: l’ennesima pellicola che per buona parte della sua durata ci vuol dimostrare che gli italiani sono i classici pasticcioni e che gli immigrati non sono da meno. Come se attribuire i nostri “difettucci” da commedia italiana a persone di altre religioni ed etnie le renda “migliori” e più digeribili. Come se essere uguali per le vie peggiori renda questa integrazione più veloce e semplice.

Ilaria Paoletti

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Raffo 13 Dicembre 2018 - 9:48

Perfettamente d’accordo, una grande occasione persa,il buonismo e l’ipocrisia sorosiana da latrina che regnano in Italia ed in Europa pare non diano scampo a nessun pseudo attore e regista………. Sui fascisti si sputa e si scherza in ogni momento……..al contrario sulla fecciaglia parassita che ci circonda e ci invade tutti muti e totalmente vigliacchi………niente di nuovo.

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