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La sostituzione etnica va di pari passo con la distruzione dei diritti sociali

by Stelio Fergola
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sostituzione etnica

Roma, 20 apr – La sostituzione etnica che tiene banco adesso viene spesso contrapposta, negli ambienti dissidenti, alle questioni materiali. Spirito contro materia, solitamente declinato nel solito confronto tra antimarxismo contro marxismo, è un conflitto abbastanza tipico che, perfino nel XXI secolo, mantiene una certa popolarità. In realtà, contrasto alla sostituzione etnica e tutela dei diritti sociali vanno nella stessa direzione. Ed è sufficiente fare un riepilogo breve per rendersene conto.

La lotta alla sostituzione etnica è anche la lotta al degrado socioeconomico

Che gli italiani non facciano più figli non è solo questione spirituale e, per l’appunto, “etnica”. Non riguarda solo volti della nostra storia che riempiono le nostre piazze, le nostre opere d’arte scultoree o pittoriche che, un domani, potrebbero non esserci più. La sostituzione etnica è anche un tema socioeconomico. Senza figli non non ci sono più giovani, senza giovani c’è sempre meno popolazione lavorativamente attiva, senza popolazione attiva ci sono più persone da mantenere e meno cittadini produttivi, con conseguenze disastrose per tutti. No, non funziona manco il classico mantra “importiamo immigrati che fanno figli”. I dati dimostrano che questo debolissimo assunto valga in realtà soltanto per la primissima generazione. Successivamente, gli immigrati “si adeguano” alla prolificità locale. Quindi anche i fan di una futura Italia non abitata da italiani avrebbero ben poco da festeggiare. La lotta alla sostituzione etnica è anche la lotta al costante abbassamento degli stipendi nei famosi “lavori che gli italiani non vogliono più fare”, oltre che delle banalissime tutele contrattuali. Se andiamo a metterli in fila, uno per uno, non c’è un solo ambito in cui la prima non incida su tutte le seconde (intese come questioni puramente economiche). E in modo drammatico.

È un circolo vizioso da contrastare

Che la sostituzione etnica incida sulla devastazione socioeconomica lo dimostrano anche numerose altre questioni. Dalle case popolari, che in molte grandi città vengono assegnate prima agli immigrati da “integrare ad ogni costo” rispetto ai poveri italiani che sembra non esistano, nonostante costituiscano la netta maggioranza delle code alle mense alimentari (dato più volte riscontrato ovunque, Milano in primis, da anni). Per poi passare alla banale considerazione che i sei milioni di poveri italiani – sempre quelli che “non esistono” – si trovano a non venire tutelati in modo esclusivo dallo Stato a cui appartengono e in cui sono sempre vissuti, per poi dover dividere la loro disgrazia con altri milioni di disperati che vengono da fuori. Senza dimenticare la colonizzazione che molti stranieri hanno perpetrato in alcune attività commerciali un tempo molto floride per la classe media italiana, come – per fare un esempio tipico – il mercato ortofrutticolo (ormai è molto difficile trovare un ortolano italiano mentre abbondano i nordafricani, come sempre, soprattutto nelle grandi metropoli). Ma di temi ce ne sono tanti, troppi. Una cosa tira via l’altra, in un circolo infernale che è – insisto – spirituale e materiale insieme. Abbandonare lo spirito e l’identità trascina dietro di sé, e neanche in maniera poco rilevabile, tutto il resto. Cercare di contrastare tutto questo, nel piccolo o nel grande a seconda di quanto peso ciascuno di noi abbia nella società, è semplicemente il minimo sindacale. La sostituzione etnica è una delle basi del nostro impoverimento costante negli ultimi venti – trent’anni. Non l’unica, chiaramente. Ma certamente una delle ragioni principali. E chi non lo capisce non vive nel mondo reale o è un privilegiato (il che non ha nulla di male di per sé, a patto di tenere almeno la bocca chiusa).

Stelio Fergola

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1 commento

fabio crociato 20 Aprile 2023 - 11:50

Una considerazione a lato: figli mantenuti che manterranno a loro volta i genitori divenuti anziani sono esempi comunitari entrati nel dimenticatoio. Tutti, salvo nobili eccezioni, ad ogni età, hanno delegato (o dovuto delegare?) a sconosciuti la gestione dei propri cari. Il crollo della famiglia italiana è dovuto anche a questo. L’ unità avviene in presenza, non in assenza scaricabarile !!
Talvolta, addirittura, il “defunto barile” viene lasciato nella cella frigorifera in attesa di tornare da ridenti (sic) posti alla Dubai.

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