Roma, 23 gen – Si potrebbe dire, anzi urlare “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”. Il punto è che non si può fare. Perché il male, purtroppo, non è solo della Lega Serie A, ma anche nostro. A piangere, a offenderci, siamo anzitutto noi, tifosi italiani, costretti ad osservare lo scempio indegno dei fischi dei “tifosi” arabi durante il minuto di silenzio per la scomparsa di Gigi Riva, poco prima del secondo tempo della finale Supercoppa italiana tra Inter e Napoli. Uno schifo che lascia senza parole. Anzi, qualcuna va detta, su un calcio che per i milioni si vende al miglior offerente senza soluzione di continuità, oltre che sulla assoluta mancanza di rispetto di chi ti ha appena comprato senza un minimo di ritegno.
I fischi arabi durante il minuto di silenzio per Riva
Nessuna forma di ossequio, e quello – perdonateci la franchezza – ci può stare, anzi è perfettamente logico. Perché figuriamoci se gli arabi che comprano al supermercato la Supercoppa a suon di petrodollari possano sentirsi intimi con una perdita sportiva tanto europea ma soprattutto tanto italiana: una trascendenza del piede sinistro sul campo da gioco, lo stesso di cui la loro cultura non ha più o meno alcuna idea, al punto che per svilupparla hanno deciso di “arraffare” quella altrui. Senza però accettarne le forme civiche, a quanto pare, e quello, “cari amici mediorientali”, è un problema. Perché – fa sapere la Lega Serie A – nella già citata cultura araba il minuto di silenzio è visto con fastidio, da qui il gesto di massa contro la celebrazione di Riva. Come se poi questa “spiegazione” rappresentasse una giustificazione: ma si sa, i petrodollari fanno miracoli.
Una vergogna senza appello
Si vergognasse la Lega per aver venduto un torneo con una formula che oltre a snaturarlo pesantemente (che Supercoppa è un mini torneo a 4 squadre? Che senso ha? Domanda retorica, la risposta la conosciamo bene, ma peggiora una situazione già di per sé imbarazzante). Si vergognassero gli arabi per aver corrotto da anni uno sport che già è pieno di imperfezioni a cui, davvero, avremmo volentieri evitato di aggiungere anche questa. I fischi al minuto di silenzio per Riva sono degni delle modalità con cui è stato organizzato questa competizione, in totale spregio della cultura calcistica di appartenenza e delle sue profonde radici. Che il calcio sia un sistema anche economico è naturale e logico, non siamo certamente qui a recitare la parte di imrprobabili San Francesco del pallone che in uno sport così diffuso tra le masse non potranno esistere mai. Ma che non sussista alcun limite e ci sia una corsa sfrenata solo verso il “soldo”, beh, quella è ben altra questione. Soprattutto se comporta, per una tradizione europea e sudamericana così importante, di umiliarsi in questo modo. Al confronto il signor Lionel Messi che indossava il Bisht prima di sollevare al cielo la sua coppa del mondo ha fatto un figurone: ma la strada verso gli abissi, si sa, è densa di costanti e continui peggioramenti.