Anzio, 7 feb- L’inaugurazione a Pompei delle sei famose domus romane ha parzialmente salvato l’immagine di uno Stato incurante alla salvaguardia del patrimonio artistico di un Paese ricco e che tutti ci invidiano ma purtroppo sono ancora molti, troppi, i siti archeologici completamente o parzialmente abbandonati a se stessi.
Ad esempio il sito archeologico di Anzio. Un triste spettacolo quello che i visitatori del prezioso ed antico parco anziate sono costretti ad ammirare da anni: basta volgere lo sguardo oltre il faro per capire lo stato di abbandono del parco archeologico che circonda la Villa di Nerone del I secolo d.C.
Sterpaglie, terriccio, reti metalliche cadenti con la pericolosità nei punti che si affacciano allo strapiombo, vietati al pubblico ma evidentemente accessibili e rischiosi.
Rovine lasciate dal tempo e che invece di essere valorizzate rischiano di essere dimenticate. All’ingresso è visibile solo la meravigliosa veduta panoramica ed alcune parti del percorso archeologico. Tutto il resto è appunto off-limits, con le terme, l’accesso al mare e l’antica biblioteca della Villa Imperiale inaccessibili.
Il visitatore si può soffermare su vari e preziosi mosaici pavimentali di epoca repubblicana risalenti al II secolo A.C. Alcuni di questi sono però solo dei tristi frammenti su cui primeggiano la terra, l’erba e le sterpaglie che si sono appropriati dell’area. E’ infatti evidente il totale stato di abbandono del mosaico con decine di pezzi addirittura mancanti.
Lo spettacolo si conclude ancora con la struttura in rete metallica pericolante sui ruderi che dividono la parte accessibile dallo strapiombo.
Dure le parole della sovrintendente archeologica della Regione Lazio, Alfonsina Russo, che punta il dito contro l’Amministrazione Comunale neroniana: «La responsabilità – ha detto – è del Comune, il Comune deve mantenerli e metterli a valore».
Invece l’Assessore all’ambiente di Anzio Patricio Placidi difende la sua città da servizio mandato in onda dal canale LaSette il 27 agosto 2015 in cui si denunciava l’abbandono selvaggio dei rifiuti alle Grotte di Nerone.
Placidi ha effettuato un sopralluogo il giorno dopo e la situazione è apparsa differente. «Non risultava il degrado denunciato in tv», spiega il delegato del Sindaco Bruschini. «Le riprese sono state registrate lunedì 24 agosto u.s. e si evince guardando la replica della trasmissione in quanto il mare era mosso al contrario di ieri, e sicuramente i rifiuti che hanno fatte vedere in mezzo agli scogli sono stati portati dalla corrente del mare. Come si evince dalle foto, nella grotta sono presenti alcune buste, ma la polvere che si vede è polvere di calce idrata in polvere, la quale viene per la derattizzazione. I sacchi che si vedono nelle riprese dietro le grate delle grotte, sono stati depositati incivilmente dai turisti che sono stati sull’arenile la notte di ferragosto».
In tutti i casi una maggiore di cura non farebbe di certo male tenendo in considerazione che il luogo, sorgendo proprio nei pressi di una spiaggia, viene frequentato anche da chi di cultura non importa un fico secco: alquanto assurda tale situazione, ossia che nei pressi di un sito archeologico sia addirittura possibile sostare e prendere il sole.
Anzio si trova infatti sulla costa tirrenica poco a Sud di Roma: essa è contigua all’abitato di Nettuno, centro con il quale era unificato amministrativamente fino a pochi decenni orsono. Alle sue spalle inizia la grande pianura luogo delle antiche Paludi Pontine.
La zona di antium, che nell’antichità comprendeva gli attuali centri di Anzio e Nettuno è stata sede di popolazioni protoitaliche (come documenta il ritrovamento di una sepoltura del 1000 a.C.) ma la città di Anzio fu sicuramente fondata dai Latini e poi conquistata dai Volsci all’inizio del V sec. a.C., diventando la loro più importante base marittima nonché base di attacco contro Roma. Nel contesto delle lotte fra volsci anziati e Roma emerge la storia di Coriolano (resa famosa dalla omonima tragedia di Shakespeare). Dopo alterne vicende, Antium viene definitivamente sottomessa dai Romani nel 335 a.C..
Nella tarda età repubblicana, Antium diventa luogo di villeggiatura dei notabili romani e Cicerone ne decanta le amenità con il suo ‘nihil pulchrius, nihil amoenius, nihil quietius’. La città continua ad espandersi sul mare (II-I sec. a.C.). Con una vivace attività che in epoca imperiale spinge al continuo ampliamento e potenziamento del porto; sono ancora oggi visibili alcuni resti del porto di Nerone.
Antium fu molto cara a quest’ultimo , essendo egli nato proprio qui. E qui egli si fece costruire, su una preesistente struttura di epoca repubblicana) una grandiosa villa: all’apice del suo sviluppo, la villa era di maggiori proporzioni e verso l’entroterra forse giungeva sino all’area dell’attuale Ospedale Militare nella Villa Sarsina. Verso la costa invece si espandeva anche oltre la spiaggia, inoltrandosi nelle stesse acque del mare con interessanti e suggestive soluzioni architettoniche.
La villa nella sua storia ha avuto varie evoluzioni e modifiche a secondo del periodo storico e del proprietario, tanto che, per maggior chiarezza possiamo definire queste fasi in: fase Repubblicana ed Augustea, fase Neroniana, fase Domiziana , fase Adrianea e fase Severiana.
Nel 1878, nel corso di una violenta mareggiata, il crollo di un muro della Villa portò alla luce la bellissima scultura della c.d. Fanciulla di Anzio(di tipo ellenistico, ma di cui restano incerti la datazione e l’autore nonché la stessa interpretazione del soggetto) che oggi si trova al Museo Nazionale Romano. Inoltre altre importanti sculture, quali l’Apollo del Belvedere, ora ai Musei Vaticani ed il Gladiatore Borghese furono rinvenute ad Anzio il quale si dimostra un terreno ricco di storia che meriterebbe di essere in primo luogo protetto e poi valorizzato.
Vanessa Bori
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