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L’Anpi è alla frutta, anzi al caffé

by Stelio Fergola
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anpi frutta dolce e caffé

Roma, 25 apr – L’Anpi è alla frutta da tempo immemore, man mano che si va avanti negli anni e i motivi per ritrovare un po’ di lucidità storica si fanno evidentemente più sostanziosi. Il delirio sull’antifascismo negli ultimi decenni ha raggiunto vette mai viste, sintomatiche – anche – di un vuoto generazionale che i protagonisti di quella tragica fase storica stanno lasciando per un banalissimo motivo: stanno passando tutti a “miglior vita”, come si suol dire.

Perché l’Anpi è alla frutta

L’Anpi è alla frutta – per non dire altro – semplicemente perché si tratta di un’associazione che non ha alcun riscontro nella realtà della Nazione. Neanche retorico o simbolico. Quanto avvenuto (o forse semplicemente narrato) nel caso di Francesco Tonet, il ragazzino di 14 anni di Belluno che si iscrive all’Anpi “perché la resistenza è un valore attuale” è talmente farsesco da non necessitare neanche chissà quali raffinati sberleffi per essere preso in giro. Volendo provare a imbastire un discorso minimamente serio, si potrebbe sostenere che l’Anpi sia alla ricerca di finti partigiani dopo aver esaurito quelli “autentici”. Certo è che il “giovine” con il felpino della Puma, finto sinistro pseudomarxista e magari pure “anticapitalista” a caso, ma ormai più globalista di George Soros, è un modello perfetto per attirare e generare satire da qui fino ai prossimi 150 anni, ammesso che rappresentino un tempo realistico di sopravvivenza.

Cari “parmigiani”, siete finiti e vi restano solo i sepolcri

Ai “parmigiani” – non partigiani, visto che di quelli non ne è rimasto in pratica nessuno – non si può che dare una pacca sulla spalla. Perfino con un po’ di tenerezza. Sia per il loro imbarazzante tentativo di sostituire i defunti del passato, che per il modo con cui cercano disperatamente, da morti e sepolti, di essere  – non si capisce bene in quale dimensione spaziotemporale – parte viva nella società. In realtà è lo stesso antifascismo a rimbombare sempre più come un fenomeno da baraccone, considerata anche l’ossessione con cui si accanisce su fatti storici che dovrebbero essere assolutamente neutri ma che nel contesto demente in cui ci troviamo diventano addirittura una sorta questione di Stato, come il “fascismo che non ebbe meriti” di “presidenziale provenienza” di qualche anno fa o l’Inps che magicamente sarebbe stato fondato nel 1898 pur di negarne l’origine risalente al ventennio, lo stesso che non può aver generato niente, a qualsiasi costo, anche quello di sacrificare l’intelligenza comune. Più si va avanti, più le forzature aumentano, i “parmigiani” proliferano e i partigiani smettono di esistere anche da un punto di vista simbolico e propagandistico. Noi di sicuro non ci faremo scappare l’occasione di calare la scure, anche se spesso la sensazione è di calciare dei veri e propri rigori a porta vuota.

Stelio Fergola

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