Roma, 29 mag – Lavorare richiede impegno, dedizione e sacrificio, lo sappiamo tutti. Non รจ un caso che a Napoli si chiami โfaticaโ, termine che ne amplifica la gravositร . Ma allo stesso tempo, lavorare richiede anche competenze e conoscenze. Richiede esercizio. Comporta anche il fallimento e lezioni imparate a suon di schiaffoni, metaforici o meno che siano.
Se questo รจ vero per tutte le tipologie di impieghi, lo รจ forse ancor di piรน per lโattivitร imprenditoriale: lโunica, a differenza delle altre, che si gioca totalmente sullโesperienza accumulata e che non ha alle spalle un metodo โmatematicoโ. In definitiva รจ la professione con il maggior azzardo e, di conseguenza ed in caso di esito positivo, certamente maggiore guadagno. In gergo economico si parla di โtrade-offโ tra rischio ed opportunitร .
Ora, con tutta sinceritร , sarebbe anche il caso di smetterla di lamentarsi delle condizioni del lavoro in Italia. Ed ovviamente qui ci riferiamo al lato del โpadroneโ: costo del lavoro, pressione fiscale non favoriscono lโiniziativa privata, indubbiamente. Lโimprenditoria giovanile non รจ certamente valorizzata. E possiamo continuare su questa falsariga per ore, affibbiando responsabilitร a destra โ lo Stato โ o a sinistra โ lโEuropa. Sembra perรฒ sempre di piรน che questa tiritera stia diventando uno โsfogoโ, se non addirittura una โscusaโ, da parte di chi immaginava di diventare in quattro e quattrโotto lo Zuckerberg di turno, e si รจ ritrovato invece con in mano un pugno di mosche.
Tutto ciรฒ ovviamente non fa gioire, anzi: esistono tante giovani e piccole, per il momento, realtร che ci auguriamo proseguano su questa falsariga per sempre. E fa ingrigire lโidea che ci siano altrettanto piccole aziende che non riescono a decollare. Tale perรฒ รจ il โgiocoโ dellโimprenditore. Puรฒ incorrere nel fallimento, ed in molti casi in effetti fallirร . E di certo la responsabilitร non sarร da additare in toto allo Stato (stato) nel quale viviamo. Altrimenti, fermo restando che consideriamo un disastro totale ed un gioco a perdere le delocalizzazioni, basterebbe prendere e spostarsi altrove. Cosรฌ, siamo sicuri, non รจ.
Non esiste una soluzione pronta allโuso, รจ difficile individuarla. Lo Stato dovrebbe svolgere un ruolo essenziale nellโinclusivitร ed organicitร delle proposte economiche, ma non di certo in una prospettiva di banale (ed irrealizzabile) assistenzialismo. Dovremmo probabilmente cominciare ripensando al concetto economico di “fallimento”: non una sconfitta o una batosta, ma un punto di partenza. Qualcosa va certamente fatto. Ma sicuramente il non fare, o passare il tempo a lamentarsiโฆquella si che รจ la vera sconfitta.
Davide Trovato