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“Presto un’occupazione identitaria in ogni città”: Intervista a Bastion Social

by La Redazione
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Roma, 29 mag – Qualche giorno fa abbiamo parlato di Bastion Social, l’occupazione identitaria appena sorta a Lione per dare una casa ai cittadini francesi in emergenza abitativa. Per conoscere meglio questa esperienza militante, abbiamo rivolto qualche domanda a Steven Bissuel, uno dei responsabili dell’occupazione.

Quali motivazioni politiche vi hanno spinto a questo gesto?

Il palazzo abbandonato, di proprietà statale, che occupiamo da mercoledì, battezzato Bastion Social, ha lo scopo di aiutare in maniera concreta il nostro popolo. Movimenti d’avanguardia come CasaPound e Hogar Social ci hanno ispirato. Lo Stato, che dispone di 11 milioni di m2 vacanti, di cui un milione di alloggi, resta nella passività più totale mentre questi spazio potrebbero servire ai nostri compatrioti. Inoltre, con la crisi dei clandestini, il governo ha potuto sbloccare dozzine di migliaia di appartamenti al fine di sistemarli gratuitamente. Si vede quindi chiaramente la sua inadeguatezza nel proporre una vita decente ai francesi, prime vittime del capitalismo e della crisi finanziaria. Abbiamo quindi deciso di prenderci le nostre responsabilità al fine di agire per il nostro popolo.

Che reazioni avete riscontrato nella gente del quartiere, ma anche da parte di polizia e forze antifasciste?

La gente del quartiere sostiene la nostra iniziativa. In effetti, molti di loro ci hanno salutato e incoraggiato, sono anche venuti a incontrarci e a proporre il loro aiuto. Per quanto riguarda la polizia, la situazione è sempre tesa. Sabato, il quartiere è stato bloccato e dei poliziotti sono venuti davanti al Bastion per filtrare entrate e uscite. Nella notte, hanno anche tentato di forzare la porta, senza successo. Sul versante dell’antifascismo in senso stretto, nessuna reazione.

Questa esperienza si estenderà oltre Lione?

Uno degli obiettivi di Bastion Social è di estendersi a tutta la Francia, di ripetere questa esperienza ovunque. Molti pensavano che fosse impossibile in Francia. Noi l’abbiamo fatto.

Nelle vostre prime foto dall’occupazione, spicca una citazione di Dominique Venner sulle vostre maglie. Si tratta di uno dei vostri riferimenti culturali?

Per il suo ruolo di risvegliatore di popoli, Dominique Venner fa parte dei nostri riferimenti culturali. Abbiamo preso possesso di questo palazzo pensando a una delle sue citazioni, scritta qualche ora prima del suo sacrificio: “Serviranno certamente dei gesti nuovi, spettacolari e simbolici per scuotere le sonnolenze, agitare le coscienze anestetizzate e risvegliare la memoria delle nostre origini”.

 

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