Lecce, 7 set – Promettevano case popolari in cambio di voti. Promesse che si sono rivelate fatali per alcuni consiglieri, ex assessori e dirigenti comunali del comune di Lecce, finiti agli arresti con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, peculato, abuso d’ufficio, falso ideologico e violenza privata.
Sono 46 le persone coinvolte nella losca attività, tutte indagate a vario titolo. Fra i nomi “eccellenti” spiccano quelli di Attilio Monosi e Luca Pasqualini, assessori nella passata giunta di centrodestra e Antonio Torricelli, attuale consigliere comunale di maggioranza in quota Pd. Tutti ai domiciliari come Lillino Gorgoni, dirigente del comune salentino. In carcere sono invece finiti Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, che si ritiene fossero legati alla criminalità organizzata.
Lo schema si fondava su alcuni soggetti, che i magistrati definiscono “collettori”, i quali raccoglievano i potenziali inquilini – tutti senza diritto ad un alloggio in case popolari in quanto non in posizione utile nelle graduatorie – dirottandoli verso gli esponenti politici in cerca di voti. In questo erano aiutati dalla malavita locale, che non esitava a far ricorso alla violenza contro chi osava contrastare il corrotto business: nel 2015 un uomo venne pestato perché aveva denunciato il fatto alle autorità, facendo scattare le indagini che si sono concluse in questi giorni.
Nicola Mattei
Lecce, voti in cambio di case popolari: in manette politici e dirigenti
208
1 commento
Spero che questo tipo di reati faccia parte di quanto previsto nel DDL anticorruzione.