Si tratta di un concetto spiegato molto bene da Giorgio Locchi, che vi ha costruito sopra una vera e propria teoria del tempo tridimensionale, ma che è stato presentito anche da altri autori: pensiamo solo a Julius Evola e al suo capitolo ne Gli uomini e le rovine sulla “scelta delle tradizioni”.
Al conflitto delle genealogie dedica ora un libro Giovanni Damiano. Si tratta de L’emozione genealogica (Edizioni di Ar, € 12,00, pp. 115), raccolta di saggi usciti sul periodico di studi pagano-romani La Cittadella. Damiano non è un nome nuovo della cultura non conforme: all’autore salernitano si deve forse la miglior critica filosofica mai scritta della società multirazziale e della retorica immigrazionista, ovvero Elogio delle differenze, un testo davvero cruciale e che oggi andrebbe riletto da ogni militante identitario europeo.
Il titolo del nuovo libro di Damiano può sembrare straniante, ma la spiegazione è data dall’etimologia: emozione è infatti e movere, ovvero “muovere da”. La genealogia, cioè il discorso sull’origine, diventa allora il tornante fondamentale del pensiero da cui muovere per comprendere la storia d’Europa, i suoi crocevia, le sue derive e i suoi possibili nuovi inizi.
I testi raccolti nel volume sono tutti variazioni su questo argomento. Talora, va detto, il dettaglio erudito e l’approfondimento specialistico vanno un po’ a scapito dell’efficacia degli articoli, ma questo è forse il prezzo da pagare per confrontarsi con la storia senza griglie consolatorie, schemi manichei, semplificazioni indebite, letture banalizzanti.
Sotto la lente di ingrandimento di Damiano finiscono varie immagini storiche: l’eredità sempre “inquieta” del momento indoeuropeo, le origini “egizie” del monoteismo biblico, l’Alessandro Magno preda della tentazione “asiatica”, che fungerà poi da modello nefasto per analoghe e analogamente sfortunate avventure romane, Carlo Magno e il suo scardinamento dell’idea di impero in funzione di una regalità “giudaica”, Giuseppe Mazzini e il suo messaggio conteso tra fascismo e antifascismo, e così via.
In ogni articolo si dischiude un presente in cui la lotta per l’avvenire passa irrimediabilmente per una contesa sul passato. “Genealogia – spiega l’autore – rimanda alla paziente ‘cerca’ dei mille fili che compongono la nostra comune identità. Una dinamica straordinariamente complessa, dunque, attraversata, com’è, da rotture e riprese, da brusche lacerazioni, continuità parziali e nuovi inizi”. Perché l’origine può di nuovo irrompere nella storia e riaprire, inaspettatamente, il divenire.
Adriano Scianca
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