Torino, 24 lug – Le battaglie per i diritti delle donne, quelle importanti. Ad esempio, quella in solidarietà ad una benestante tedesca che viene criticata perché non indossa il reggiseno. Le ragazze sfigurate dall’acido in Bangladesh o le vittime di infibulazione in Africa dovranno prendere il numeretto e fare la fila per incassare la solidarietà delle femministe, perché prima di loro viene Carola Rackete, che il giornale Libero aveva “ripreso” in un titolo per la sua abitudine di andarsene in giro “nature. Apriti cielo, alla galassia politically correct non è parso vero di potersi scagliare contro i beceri maschi-bianchi-eteronormativi-fasciopopulisti che prendono di mira la Giovanna d’Arco della sostituzione etnica con insulti sessisti. Questa coraggiosa soldatessa che sfida sovranità e patriarcato a colpi di reggiseni bruciati.

“Libera il capezzolo”

Ed ecco quindi che arriva l’idea di due studentesse di Torino, Nicoletta Nobile e Giulia Trivero: uno “sciopero del reggiseno”, indetto per sabato 27 luglio, dove tutte le donne che lo desiderano sono invitate a uscire di casa senza il capo intimo per “rivendicare il diritto delle donne di vestirsi come vogliono”. Ce le vediamo proprio le operaie, le infermiere, le donne delle pulizie, le commesse dei negozi a lavorare a seno libero. Lo “sciopero” è fatto sul canovaccio dei #freenipplesday (libera il capezzolo) che vanno tanto di moda tra le femministe Usa.

Reggiseni per uomini

“La protesta nasce con ironia ma l’obiettivo non è poi così leggero – dicono a Repubblica le due pasionarie -. Scandalizzandoci per la capitana senza reggiseno si punta a distrarre l’attenzione dai veri contenuti, demonizzando al tempo stesso il corpo femminile“. E poi: “Quando abbiamo letto delle polemiche sul caso siamo rimaste sconvolte e così abbiamo deciso di muoverci. Volevamo fare una protesta che non fosse nulla di violento e così abbiamo scelto la modalità di non indossare il reggiseno. Una scelta che ogni donna può fare senza scandalo né volgarità”. Ovviamente non poteva mancare chi ha visto in tutto questo l’ennesima occasione per mortificare l’ego del tanto vituperato maschio italico, proponendo che tutti gli uomini aderiscano all’iniziativa indossando un reggiseno. “Qualsiasi iniziativa non violenta che ci supporti è ben accetta”, dicono la Nobile e la Trivero. Ha senso no? Per liberare la donna, si mette la catena all’uomo.

Sciatteria e arroganza

In realtà in pochi si sono scandalizzati per (l’esiguo) spettacolo mostrato dalla Rackete. Al massimo ci si scandalizza per la totale assenza di gusto, di grazia, di senso del bello dall’aura di questa persona. Al massimo, la mancanza di reggiseno ha infastidito perché andava ad aggiungere un ulteriore tassello alla sciatteria con cui si è presentata davanti ai magistrati – cioè davanti allo Stato italiano: struccata, dentro una magliaccia informe, i seni al vento, per non parlare della massa di dreadlocks. Una dichiarazione di intenti: l’arroganza che sta dietro il rifiuto di seguire la benché minima formalità – che si riflette anche nel comportamento della Rackete verso il nostro Stato. Credevamo fosse abbastanza chiaro.

Cristina Gauri

 

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

6 Commenti

  1. ‘ste cesse sinistroidi pur di costringere gli altri a guardarle sono capaci di inventarsi di tutto. Peggio per loro non ci fanno una gran figura, ma non osassero parlare a nome delle donne, che le donne, quelle vere, sono un’altra cosa e con loro non vogliono avere nulla a che fare

  2. Questo mondo si avvicina sempre più al Vangelo.
    (Ma neanche per il caxxo)
    Invece di provare a mortificare il proprio ego iper celebrato in questo occidente debosciato si cerca di accrescere il proprio narcisismo.
    Lucifero ha seminato bene.

  3. Bellissima manifestazione , suggerisco loro di farlo in arabia saudita , magari guidando un’ auto .
    Ah no , lì anche le loro capette indossano il gigiab , per non offendere i PetrolDollari ! e il loro governicchio idiota e di sx (inutile ripetizione) ha coperto pure statue classiche della ns cultura che ha 4.000 anni per non offendere un pirlotto con una tovaglia da pizzeria in testa ….. potere del $ .

  4. E fanno bene hanno ragione a protestare in questo modo ,brave. Però per.fare una protesta veramente eclatante non dovrebbero indossare neanche le gonne e le mutandine, ma solo se non sono troppo vecchie o con troppa cellulite. Grazie, quasi dimenticavo leggermente depilata è preferibile! !! Ma che ka77o di protesta è,in africa non lo usa nessuna

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