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Lo “Stato di Palestina” si riconosce o meno: non a “certe condizioni”

by Stelio Fergola
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Stato Palestina

Roma, 22 mag –  È necessario partire da una premessa: i riconoscimenti esterni o internazionali non sono “misurazioni oggettive di legittimità”. Lo prova già banalmente il fatto che – per fare un esempio-  l’Ossezia del Sud, al tempo della crisi georgiana del 2008, non venisse riconosciuta internazionalmente e sulla base di questo si fosse condannata l’azione del Cremlino a difesa della sua indipendenza contro l’attacco alla regione della Georgia nel 2008: un fatto che andava palesemente a svantaggio dei “cuscinetti” intorno alla Federazione Russa e a tutto vantaggio dell’avanzata di governi amici di Washington nell’area.

Una sorta di  “pre-Ucraina”, ma meno vincolante. In quel caso, Mosca intervenne impedendo il successo dell’azione decisa da  Mikehil Saak’ashvili, ma l’Ossezia del Sud continuò a non essere riconosciuta né dall’Onu né tanto meno dall’Ue. E le ragioni sono tutt’altro che scientifiche. Lo “Stato di Palestina” segue le medesime logiche strumentali, ciò indipendentemente da qualsiasi critica si possa indirizzare alla politica di Tel Aviv. Chi non vuole riconoscerlo, non scontatamente lo fa per ragioni di analisi geopolitica o di onestà intellettuale, ma per questioni di contrappesi internazionali: tanto per cambiare, a guida americana.

Il riconoscimento dello Stato di Palestina: sì, no, forse, “ma solo se”…

Le ultime notizie, perfino sorprendenti per la provenienza delle affermazioni, mettono in luce la evidente faziosità di certe disposizioni. Se Spagna, Norvegia e Irlanda hanno deciso di riconoscere uno Stato di Palestina a partire dal 28 maggio, l’Italia tituba e il ministro degli Esteri Antonio Tajani ripete il medesimo gioco dialettico che aveva avviato qualche mese fa: “Sì, però…” O meglio “no, perché”. Il “perché” è la presenza di Hamas. Insomma lo Stato di Palestina deve nascere, “ci mancherebbe altro”, siamo tutti per la nota, indiscutibile e per niente irrealistica ipotesi dei “due Stati”. Però non sotto il potere di Hamas. Quindi la sua esistenza come Nazione in forma disciplinata territorialmente e politicamente è possibile solo a una condizione: che a gestirlo sia chi decidiamo noi. Non funziona così. O meglio, non dovrebbe funzionare così.

L’unica condizione è l’assenza di condizioni

Se davvero si vuole concedere ai palestinesi il diritto di esistere come popolo, non ci sono condizioni che tengano. La Palestina non nasce con l’opzione B invece che con l’opzione A. La Palestina è una Nazione, esattamente come lo è l’Italia e come lo sono tante altre in giro per il mondo. E ha diritto di essere riconosciuta come Stato nelle modalità che il suo stesso popolo o la sua stessa cultura decideranno o genereranno in quanto tali. Sostenere delle condizioni per il riconoscimento all’esistenza è già il presupporto per l’esatto opposto: non riconoscere un bel nulla. Non avendo neanche il coraggio di dire le cose come stanno.

Stelio Fergola

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