Roma, 12 mar – Dalla Tav al Venezuela fino alle ultime “incomprensioni” con gli americani a causa dell’accordo sulla “Via della Seta”, in questo periodo i motivi di frizione tra il Movimento 5 Stelle e la Lega non mancano. Imbrigliati da Salvini e con i sondaggi sempre più impietosi, l’ala dura dei pentastellati cerca di smarcarsi attaccando sempre con maggiore frequenza l’alleato leghista. Ma più che prendersela con il quasi inattaccabile Salvini, gli “anti sistema” pentastellati come l’eurodeputato Ignazoi Corrao e il senatore Gianluigi Paragone, preferiscono puntare il dito contro Giancarlo Giorgetti. Il sottosegretario leghista è considerato una sorta di Richelieu-Gianni Letta, un uomo che lavora nell’ombra e funge da garante per determinati poteri all’interno del governo.
Giorgetti uomo dell’ancien régime
“Una persona appartenente al sistema, che già faceva parte dei saggi scelti da Giorgio Napolitano”, attacca Corrao intervenendo ad Agorà. Il pentastellato lo considera un uomo “dell’ancien régime italiano”, come già era stato definito dagli alleati di governo già nell’agosto scorso, quando fu tra i principali oppositori all’ipotesi di nazionalizzazione di Autostrade in seguito alla tragedia del ponte Morandi. Adesso che Giorgetti è rientrato da pochi giorni dal suo tour negli Usa, dove si è prodigato nel rassicurare uomini dell’entourage di Trump (tra cui il “falco” Jared Kushner) su Tav, Venezuela, Via della Seta e rapporto con i russi.
Il rapporto privilegiato di Giorgetti con Washington è al centro dell’attacco di Paragone, intervenuto a Radio Cusano: “Giorgetti rappresenta il partito più anziano in Parlamento. Si fa carico di rappresentare una serie di poteri. Napolitano scelse proprio Giorgetti come uno dei suoi saggi, nel periodo in cui noi contestavamo l’operato di Napolitano. Mattarella parla per conto degli Usa, Napolitano idem, Giorgetti idem“.
L’inquietudine di Washington
Vicino dunque alla destra israeliana e americana, a Giorgetti viene contestato anche il posizionamento geopolitico rispetto alla questione della Via della Seta: “Non vorrei che questo discorso dell’apertura alla Cina sia uno dei punti d’inquietudine degli americani”, attacca Paragone. “La nostra forza geopolitica sta nel Mediterraneo e quindi siamo partner degli Usa ma non esclusivi. Salvini è stato uno dei primi insieme a noi a capire che la politica delle élite fa male ai popoli, non capisco perché non si accorga che Giorgetti è l’interlocutore della tela che parte degli Usa. Sta dettando i tempi della Lega di Salvini o sta dettando i tempi di qualcos’altro?”.
Davide Romano
3 comments
L’ Italia ai tempi del muro era tenuta buona e i banchieri stranieri che comandano ci lasciarono allora le banche pubbliche e l’IRI , la settima multinazionale del mondo che era nostra proprietà! Dopo la cadura del muro non serviva piu’ nessun consenso e benessere e ci hanno depredato.Tutto cio’ per dire che se vogliono bloccare la Cina ci devono ricompensare altrimenti ci conviene assolutamente il commercio facilitato con tutto l’Oriente.Insomma se ci ridanno quanto ci hanno rubato con la creazione monetaria levata allo stato e le svendite attuate dai traditori nostrani ,allora possiamo anche non partecipare alla via della seta.
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[…] a fare nei prossimi anni, affidandosi sempre a un confronto trasparente”. Sarà, ma le pressioni degli Usa sulle figure più “ricettive” dell’esecutivo giallo verde si fanno sempre più […]