Roma, 24 apr – A guardare la foto si direbbero due personaggi diversi, ma in realtà Christian Raimo e Ruggero di Un sacco bello, celebre esordio di Carlo Verdone alla regia nel 1980, hanno molto in comune. A partire dalla voce, dal romano non di borgata ma squisitamente fricchettone, tipico del classico radical chic. Manca solo “love love love” all’appello e poi le due figure potrebbero definitivamente ricongiungersi. Anche perché il professorone ha deciso di candidarsi con Alleanza Verdi e Sinistra, richiamando all’ambientalismo hippie dell’epoca che in un certo senso è stato il progenitore dei deliri green attuali e di tutti i pretesti che essi rappresentano per muovere interessi economici non certo genuinamente votati al “bene del pianeta”, per dirla con toni gretini.
Raimo è il Ruggero del 2024 che ha fatto finta di farcela
Insegna e quindi è un ripulito, niente capelli lunghi, niente vestiti trasandati ma in compenso uno stile che disordinato lo è eccome, tra cravatte annodate in modo scomposto e vestiti costosi, ma abbinati in modo confusionario. Raimo è in un certo senso l’erede di Ruggero, perfetto incarnatore di quel radicalchicchismo che trova una sua origine proprio nel fenomeno hippie e in quello sessantottino a cui il personaggio di Verdone indubbiamente si ispira. E che guarda caso appartiene a una classe borghese, non certo proletaria, ma ben intenzionata a non rinunciare al proprio tenore di vita. In compenso sempre pronta a prendersela – in modo contradditorio e ovviamente ipocrita – con una categoria di “ricchi” generalizzata e semplificata a casaccio, spesso individuata in altri borghesi che magari guadgnano meno di loro o perfino lo stesso, in termini materiali (tuttavia a volte, per questo tipo di mentalità, basta semplicemente possedere qualcosa per essere definiti come “i padroni da abbattere”, in una lotta di classe che è ormai inesistente nei termini del vecchio marxismo). E poi, certo, c’è il “magari fosse fascio” di Ruggero riferito al padre. Che in realtà salva un pochino quel tipo di descrizione, considerata se non altro una “scelta” negli anni Settanta e oggi ritenuta dal pensiero dominante una specie di categoria appestata da eliminare il più presto possibile. Non a caso, Raimo si candida per combattere, guarda un po’, il fascismo. Non solo il fascismo, ma quello “planetario”, come lui stesso lo definisce. Dimostrandosi in questo un peggioramento antropologico notevole rispetto al suo mentore cinematografico, il quale probabilemente dimostra un senso della realtà al prof piuttosto ignoto…
Un universo di inconsistenza e di contraddizioni
Sono ambientalisti, ma sempre dalla parte di chi distrugge le classi medie e popolari (ovviamente, senza raccontarlo e raccontarselo). Sono statalisti, ma senza mai schierarsi contro l’Unione europea, ovvero la ragione primaria dell’impossibilità di uno Stato forte sul fronte dell’economia (in compenso sono molto propensi a prendersela con gli italiani che sarebbero i veri colpevoli dei presunti sprechi, a dispetto di bilanci che in 30 anni hanno raccontato tutt’altro, o con i benestanti da impoverire il prima possibile in favore sempre del succitato statalismo, il quale però non si capisce bene come dovrebbe reggersi con l’ausilio esclusivamente fiscale). Contestavano il governo di Mario Draghi ma non mettevano in discussione nulla dell’universo strutturale che egli rappresentava. Ovviamente sono antifascisti, il che gli conferisce il bonus per non dire niente ma continuare a parlare all’infinito. Il professorone effettivamente non poteva che finire con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, ovvero il Gianni e Pinotto della politica italiana. Sono della stessa e identica pasta. No, abbiamo sbagliato tutto. Rivoltate tranquillamente il titolo dell’articolo: Raimo perde con Ruggero alla grande. Per lo meno il personaggio di Verdone a coltivare i campi c’era andato sul serio (o almeno diceva di averlo fatto, ma siamo generosi e gli crediamo), invece che produrre sermoni inconsistenti sui presunti diritti e sui fascismi, urlati a squarciagola per il pubblico da circo equestre.
Stelio Fergola