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Ma quale sequestro di persona: è il sequestro di uno Stato, cari giudici

by Stelio Fergola
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Roma, 12 gen – La farsa infinita del “sequestro di persona” prosegue e non sembra si avverta nell’aria neanche un minimo di senso di vergogna. Come riporta l’Ansa, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, ha dovuto ancora una volta difendersi in tribunale, a Palermo, per un’operazione che dovrebbe costituire la semplice sovranità territoriale di cui gode uno Stato. Qualsiasi Stato degno di questo nome.

Salvini si difende al processo

Punta sull’assenza di morti in mare durante il suo mandato, Salvini. O comunque sui numeri estremamente ridotti. E ha ragione. “Ho l’orgoglio di dire che quando fui ministro dell’Interno non ci fu alcun episodio luttuoso riferito a migranti, a differenza di quanto avvenuto dopo. La politica del Governo era di contrasto al traffico degli esseri umani e di coinvolgimento dell’ Europa”.

Come si fa a dargli torto? Sebbene la politica del governo gialloverde non abbia avuto granché di risolutivo (e sebbene non potesse essere sufficiente la semplice chiusura dei porti) la storia ci sta raccontando anche di come sia stata l’unica – davvero l’unica – negli ultimi tredici anni ad aver seriamente arrestato il fenomeno, sia in termini di arrivi che in termini di decessi in mare. Per cui, su questo tema, c’è poco da discutere. Non ci interessa cosa abbia fatto il signor Salvini successivamente, non ci interessa mettere in discussione il suo incontestabile declino politico, non ci interessa negare come abbia abbandonato tutti i temi che un tempo difendeva: quello fa parte della critica attuale, e sul tema nessuno ha intenzione di nascondere la polvere sotto il tappeto. Ci interessa sottolineare un altro fatto altrettanto incontestabile: da ministro dell’Interno, è stato l’unico ad aver frenato gli sbarchi di clandestini. In modo insufficiente, incompleto? Non c’è dubbio. Ma, in ogni caso, l’unico.

Il fatto che dopo anni, e da personaggio ormai “innocuo” su certe tematiche, abbia dovuto ancora rendere dichiarazioni spontanee simili, per la “colpa” di aver impedito nel 2019 ad Open Arms di portare sul territorio italiano l’ennesimo carico di schiavi, rappresenta solo l’apoteosi di una tristezza che, da sempre, coinvolge una magistratura interessata più a indirizzare la politica che a realizzare la giustizia.

Altro che “sequestro di persona”: è il sequestro di un intero Stato

L’esperienza di Salvini come ministro dell’Interno ha dimostrato una sola cosa: l’impotenza dello Stato italiano nel poter controllare i propri confini. Un diritto assoluto, che dovrebbe essere insindacabile quanto quello di poter respirare, di cui siamo stati privati nel corso dei decenni. Il fatto che ci sia stato un governo che ha posto sul piatto della bilancia il medesimo diritto, trovandosi di fronte a vicende tristi come quella di Carola Rackete, della stessa Opena Arms o di una magistratura che addirittura non approva la difesa delle acque territoriali, evidenzia in modo ancora più drammatico la peridta di questo diritto.

Altro che “sequestro di persona”, cari magistrati, qui si dovrebbe parlare apertamente di “sequestro di uno Stato”. Uno Stato non più padrone di sé stesso, neanche dei propri argini. Uno Stato che, ove mai venisse tentato dalla semplice idea di riappropriarsi di ciò che dovrebbe essere proprio “de iure”, vivrebbe nuovamente vicente grottesche e imbarazzanti come quelle vissute dal Salvini ministro dell’Interno, costretto ancora a difendersi in tribunale per aver fatto il suo dovere.

Stelio Fergola

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