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Alla politica italiana manca solo il ritorno di Gentiloni: pietà

by Alberto Celletti
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Roma, 12 gen –  La politica italiana ha già tante mediocrità da affrontare che trovarsi di fronte pure al ritorno di Paolo Gentiloni sarebbe troppo. Un ritorno che – ahinoi – non è fantasia, secondo quanto paventato dalle dichiarazioni di ieri dell’ex-premier sulla sua mancata candidatura alle prossime elezioni europee.

Cara politica italiana, risparmiaci per pietà il ritorno di Gentiloni

Era il primo dicembre 2019 quando dalla politica italiana si allontanava quel tristo figuro rispondente al nome di Paolo Gentiloni. Lo faceva per diventare Commissario europeo per gli affari economici e monetari. Incarico che in questi anni ha svolto non senza mostrare la fallacia della stessa architettura socioeconomica dell’universo che fa capo a Bruxelles. Resta vivida nella memoria una delle sue ultime uscite dalle terre nordiche, risalente allo scorso settembre, quando iniziavano a imperversare le trattative sul sedicente nuovo Patto di stabilità. ““Ci si deve chiedere se il Patto di stabilità e crescita nella sua forma originaria sia stato in grado di ridurre l’onere del debito e sostenere la crescita“, disse. Una sorta di scoperta dell’acqua calda venuta male, nota a tutti tranne che agli euroinomani.

Ora, Gentiloni vuole tornare in patria. “Non mi candiderò”, afferma con sicurezza. Non sarebbe neanche un male se non avesse in programma di ricandidarsi in casa propria, che nostro malgrado è anche la nostra. Gentiloni è una specie di “Di Maio che ce l’ha fatta”. Con risultati forse meno “cacofonici” e imbarazzanti, ma certamente non tali da indurre all’ottimismo per una classe dirigente valida di cui questo Paese avrebbe tremendamente bisogno.

Mediocre premier, mediocre commissario europeo

La carriera nella politica italiana di Gentiloni già è stata un mezzo disastro, coronato perfino dalla presidenza del Consiglio dei ministri successivamente alle dimissioni di Matteo Renzi. Non differente quella europea, ma lì nessuna sorpresa, dal momento che è la stessa “classe politica” della Commissione Ue ad essere – praticamente da sempre – scadente. Un ritorno a casa, francamente, è da prendere con uno spirito tragicomico che accogliamo perché pensiamo che la vita – anche nelle sue sofferenze – vada accolta sempre con la giusta dose di ironia, ma anche con la legittima preoccupazione di chi vorrebbe vedere sulla scena figure nuove e soprattutto di ben altra impostazione alla voce “interessi nazionali” da tutelare, questi sconosciuti atomi di cui avvertiamo tremendamente il bisogno.

Alberto Celletti

 

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