New York, 16 apr – Anna Wintour, direttrice di Vogue America, ha coniato un nuovo termine: “migrant chic”. Lo ha fatto con riferimento ad una sfilata avvenuta al Madison Square Garden di New York, organizzata durante un concerto del rapper Kanye West. L’evento, dedicato al lancio dell’ultimo album del cantante, si è infatti aperto con una performance diretta dall'”italiana” Vanessa Beecroft, che ha visto sfilare mille fra modelli e comparse su di un palco appositamente allestito come un campo profughi. Taglie larghe, facce anonime, melting pot e nel mezzo Naomi Campbell come una nouvelle Marianne. Il grande pathos che doveva evocare la folla migrante sul palco non ha scalfito la direttrice di Vogue – colei che ha ispirato “Il Diavolo veste Prada” – che nel descrivere la scena in un programma televisivo ha detto: “il concerto per il nuovo album Life of Pablo è cominciato con lo show ‘migrant chic’ della nuova collezione: tutti e due meravigliosi”.
L’espressione non è piaciuta ai bacchettoni della rete, che hanno bollato la Wintour con il marchio del politicamente scorretto. Eppure il termine calza a pennello per descrivere la nuova deriva di una parte del jet set e del mondo radical chic: l’assunzione del migrante (rectius immigrato) a modello e la conseguente trasformazione in moda. Solo pochi mesi fa a Berlino si arrossiva di vergogna per il selfie vip con le coperte termiche addosso, quelle usate per soccorrere gli immigrati in mare. Ad orchestrare la pantomima, in quel caso, era Ai Weiwei, che nell’arte ‘migrante’ ha trovato il suo business. Belle sorridenti a farsi la foto invece c’erano una Pussy riot e Charlize Theron, che nel mezzo della cena di beneficenza si sono impacchettate come uova di pasqua “per solidarietà”.
Ad ascoltare bene, si sentono echi boldriniani di una filantropia chic che non impegna. La sfilata al Madison prosegue la scia: organizzata da West, marito del fenomeno da baraccone Kim Kardashian (una che va a giro con patacche da qualche milione di euro) e ora redivivo dopo aver implorato poco tempo fa Mark Zuckerberg (Mr. Facebook) di investire un milione di dollari su di lui (che agonizzava in 53 milioni di debiti). In questo carosello della tristezza, dove personaggi ameni vorrebbero togliere il pane di bocca agli altri per darlo ai migranti (ma solo se c’è una telecamera davanti) e dove tutto è moda, l’America ancora una volta, con il “migrant chic”, ha il pregio di rendere bigger il nostro riflesso. Anzi, il riflesso di tutti gli europei pronti a spogliarsi del proprio sangue e della propria storia per abbracciare la nuova onda, il nuovo corteo arcobaleno, la nuova schiccheria. “Quando è moda è moda”, avrebbe detto Gaber.
Simone Pellico
1 commento
Quella donna è un genio. Perfida come ogni genio che si rispetti. Viva il cattivismo, abbasso il buonismo.