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Mimmo e Erik, storia di un padre e di un figlio rapito dalla madre e portato in Ucraina

by La Redazione
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Roma, 27 ott – Una giovane donna ucraina, Tetyana Gordiyenko, bella ed intelligente, incontra Mimmo Zardo nel 2003 e lo sposa nel 2004. Dopo il matrimonio lui provvede al loro mantenimento: il classico stereotipo dove lui sgobba mentre lei, amata ma spiantata, sta a casa. Tetyana è laureata e si “sente” scrittrice: si barcamena facendo qualche traduzione. Dopo essersi sistemata, piuttosto cogliere la pari opportunità di contribuire al bilancio familiare, si iscrive al corso che le consente di prendersi la seconda laurea. Tetyana, era arrivata in Italia per fare carriera, parola magica che la sua mamma le aveva soffiato nelle orecchie da quando era nata. Le aspirazioni si infrangono con la nascita di Erik nel 2009. Il lieto evento fa saltare il piano e mette di fronte la neo-mamma ad una disarmante inadeguatezza: 5 giorni dopo la nascita, il piccolo fasciato stretto come si usa ancora in Ucraina, viene ricoverato in ospedale per insufficienza respiratoria. E’ il padre Mimmo ad accorgersi che il piccolo sta morendo e lo salva appena in tempo.
Passano i mesi, la casa è sciatta e trascurata, la bella Tetyana si rivela una fannullona. Mentre il marito è in trasferta per lavoro lei naviga in Internet e la biancheria ammuffisce nella lavatrice. Dopo un pò l’idillio finisce e nascono le discussioni. Lei mette fine a tutto denunciando il coniuge di violenza verbale psicologica e ovviamente fisica. Come sempre succede in questi casi, nessuno si preoccupa di verificare la fondatezza delle accuse e per Zardo scatta automatico il procedimento. Lei viene messa sotto protezione con l’assegnazione di un alloggio. E’ il 2011. Dopo essersi liberata del “mostro”, la bella ucraina incarica l’avvocato di procedere con la pratica del mantenimento. Da quel momento Mimmo vedrà il bambino sempre in ambiente protetto e con grandi difficoltà; la madre cercherà di ostacolare in ogni modo gli incontri padre – figlio fino al 13 maggio del 2012. Tetyana Gordiyenko dopo le false accuse e la falsa testimonianza viola nuovamente la legge, rapisce Erik e fugge in Ucraina facendo perdere le sue tracce.
Mimmo Zardo deve assoldare degli investigatori per scoprire che la donna è tornata a vivere dalla madre.
Nel frattempo una sentenza del Tribunale dei Minorenni aveva stabilito nell’ottobre del 2011 che le accuse che la Gordiyenko aveva mosso contro il marito erano false; il 26 febbraio del 2018 anche il Tribunale ordinario lo assolve stabilendo che il padre è la figura genitoriale deputata a svolgere la patria potestà sul figlio mentre lei viene giudicata a scontare sei anni di reclusione. Per ristabilire la verità Mimmo Zardo impiega 7 anni, subisce processi, incontra oltre 10 avvocati, coinvolge due Ambasciate e sostiene costi per oltre 100.000 (centomila) euro.
Giustizia è fatta.
Ancora oggi per Mimmo niente cambia. In questi anni vedere o incontrare il figlio è stato difficilissimo a causa dei reiterati artifici messi in campo dalla madre in collaborazione con la nonna arrivate ad assoldare sinistri figuri per minacciarlo di morte. Sempre loro plagiano il piccolo per alienarlo dal padre trasformando nel tempo il naturale sentimento di amore in odio. Dal 2016 Erik si rifiuta di incontrare il papà. “La tua crudeltà fa orrore” si legge in una lettera indirizzata a Tetyana che si beffa del Diritto fondamentale di quel bambino ad avere un padre e di volergli bene.
Ci si domanda come sia possibile che il comportamento della donna non venga perseguito dalla legge dell’Ucraina.
Quella di Mimmo è una delle tante storie crudeli, poco raccontate, con al centro una madre malevola, che si fa scudo dell’innocenza di un bambino per ridurlo ad un burattino e distruggere la sua essenza.
Non si può descrivere con le parole il dolore del padre ma è importante far sapere a Tetyana che Mimmo Zardo non si rassegnerà e continuerà a cercare Erik, il quale non deve credere di essere stato abbandonato. Anche se indotto all’odio, un giorno sentirà il bisogno di sapere da dove viene. C’è sui social una pagina dedicata a Erik.
Racconta Mimmo: “Lì sono raccolte le nostre foto le lettere che ho scritto per lui”. Quel figlio tanto cercato e amato capirà che è rimasto solo non perché ha un papà cattivo, e avrà la certezza che quel padre non ha mai smesso di volerlo, di cercarlo e di proteggerlo anche se da lontanissimo.
Antonietta Gianola

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2 comments

Luca Bonotto 10 Febbraio 2019 - 2:51

Anche nella mia famiglia c’è un fatto simile , mia cognata una donna Narcisista e iperprotettiva, ha plagiato e rapito mio nipote che è diventato un grandissimo mammone ancora oggi che ha 24 anni.

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Sottrazione internazionale di minori: il "Protocollo Zardo" per risolvere il fenomeno | Il Primato Nazionale 17 Gennaio 2021 - 9:59

[…] il “Protocollo Zardo“. Il documento prende il nome dal caso che ha coinvolto Luigi Renato Zardo, padre di Erik, vittima di sottrazione internazionale di minori con sentenza passata in giudicato dal Tribunale di […]

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