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S&P non abbassa il rating. Conte: "L'Italia ha un'economia solida"

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 27 ott – Standard&Poor’s non boccia l’Italia per la manovra che fissa il deficit al 2,4% per il 2019 ma conferma il rating del nostro debito sovrano lasciandolo a BBB (a lungo termine), dunque a due gradini dal “non investment grade”. Conferma anche per l’A-2 (la cosiddetta “pagella” a breve termine). Invece S&P abbassa l’outlook – dunque il pronostico sul Paese – da stabile a negativo. Con questa mossa, l’agenzia si riserva la facoltà di poter abbassare il rating nei prossimi 24 mesi.
L’outlook negativo, sostiene S&P, si deve al fatto che “il piano economico del governo rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia“, già di per se debole. Se la previsione di crescita del governo era dell’1,5% per il 2019, l’agenzia di rating la fissa all’1,1% sia per il 2018 e sia per il 2019.
La colpa è anche del deficit eccessivo, che si attesterà al 2,7% (invece che al 2,4 fissato da Palazzo Chigi). Colpa dell’annunciata riforma della legge Fornero che confermerà la spesa nazionale per le pensioni al secondo posto in Europa, dopo la Grecia. Un simile andamento del deficit – lamenta Standard&Poor’s – rischia di soffocare la “ripresa del settore privato”.
L’agenzia di rating lancia l’allarme anche per il debito che smetterà di ridursi nel 2019 proprio perché le previsioni di crescita dell’economia del governo gialloverde sarebbero “ottimistiche”. Il debito lordo è previsto rimanga al 128,5% nel corso dei prossimi tre anni
S&P ritiene che nel clima politico italiano regni “l’incertezza”, anche se l’adesione dell’Italia all’eurozona non sembra in discussione.
Il giudizio di Standard&Poor’s non preoccupa il governo gialloverde. Anzi. “È un film già visto. Le agenzie di rating non si sono accorte della crisi mondiale? In Italia non saltano né banche né imprese”, ha commentato il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il vicepremier Luigi Di Maio è ottimista: “Le agenzie di rating non misurano il benessere dei cittadini di un Paese, ma chi aspettava Standard&Poor’s per continuare a remare contro il governo oggi (ieri, ndr) ha avuto una brutta sorpresa”.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una nota spiega: “S&P lascia invariato il suo rating. Riteniamo che questo giudizio sia corretto alla luce della solidità economica del Paese: l’Italia è la settima potenza industriale al mondo e la seconda manifattura Ue. La competitività delle imprese ci permette di avere un surplus commerciale consistente e il risparmio delle famiglie è solido. Sulla decisione di portare in negativo l’outlook e su alcuni giudizi negativi sulla manovra economica, siamo fiduciosi che mercati e istituzioni internazionali comprenderanno la bontà delle nostre misure”.
E ancora, precisa Conte: “Con la manovra economica evitiamo una stretta recessiva e rilanciamo la crescita grazie agli investimenti e ad un programma di profonde riforme strutturali. L’Italia è saldamente collocata all’interno dell’Unione europea e non c’è alcuna possibilità di uscita dall’Ue o dall’eurozona. Il governo è al lavoro per far ripartire il Paese su un sentiero di crescita e in direzione dello sviluppo sostenibile”.
Adesso la parola passa ai mercati. Lunedì sapremo quanto inciderà il parere di S&P sullo spread. E quindi sui titoli delle banche.
Adolfo Spezzaferro

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2 comments

Cesare 27 Ottobre 2018 - 2:35

Per Standard and Poor gli italiani devono avere pensioni da fame per poter arricchire ancor piu’ i banchieri privati che sono anche proprietari delle società di rating.Allo schifo non c’è mai limite

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Giorgio 27 Ottobre 2018 - 7:43

Già agli inizi degli anni 80 l’ amministratore delegato della Nestlé ad una domanda di un giornalista che gli chiedeva se fosse svizzero (la Nestlé ha sede nella Svizzera francese) rispose: “sono cittadino della Nestlé”. Ora buona parte delle grandi società, non solo di Wall Street, non sono più nazionali, non hanno altro interesse che lo stesso loro interesse ai profitti finanziari senza quasi controllo ed a sorvegliarle ci sono queste tragicomiche società di rating facenti capo tutte ad un solo obiettivo praticamente sempre divergente dal miglioramento non solo economico della vita del popolo.

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