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Niente domiciliari per i P38 (la band di trapper che inneggiano alle Br): “È un’operazione commerciale”

by La Redazione
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Roma, 9 apr – I giudici del Riesame si esprimono contro gli arresti domiciliari per i P38, il gruppo musicale tra trap e Brigate rosse indagato per istigazione a delinquere.

Le motivazioni dei giudici del Riesame

“Complessa operazione che ha carattere commerciale […] e che risulta in ultima analisi una provocazione di carattere artistico/musicale che vuole nascere e diffondersi entro questo ambito”, così i giudici del Riesame descrivono la musica dei P38 e respingono la richiesta avanzata dalla Procura di mettere i membri della band agli arresti domiciliari. Insomma, poca rivoluzione e tanta apparenza. Nessun pericolo né volontà politica dietro i proclami altisonanti e le canzoni che si richiamano all’esperienza brigatista, con testi come “La lotta armata è appena tornata di moda, adesso sono c.. vostri” o “Mi capita di sognare Aldo Moro che mi chiede di pagare con i buoni del tesoro, io gli dico no, lo uccido un’altra volta chiuso in una roulotte”, ma solamente una provocazione artistica. Sulla stessa linea anche dall’avvocato Niccolò Vecchioni, il quale nella memoria difensiva presentata insieme al collega Francesco Romeo ha sottolineato: “Le canzoni del gruppo fanno espresso riferimento a un determinato immaginario politico-ideologico per farne un impiego volutamente dissacrante, iperbolico e ironico, oltre che fortemente polemico nei confronti dell’industria musicale ‘trap’ contemporanea”.

La Procura contro i P38

A pensarla diversamente è invece la Procura che ha chiesto gli arresti domiciliari per i componenti dei P38 e che a questi ultimi sia impedito di comunicare all’esterno del proprio nucleo familiare con mezzi di qualsiasi tipo. Una prima istanza era stata presentata al gip, venendo respinta, così come quella presentata al tribunale del Riesame. Ora si aspetta un nuovo ricorso in Cassazione. Infatti, secondo i giudici vi sarebbe il “pericolo concreto” di emulazione. Anche i familiari di due vittime delle Br come Bruno D’Alfonso – figlio di Giovanni D’Alfonso, ucciso durante uno scontro a fuoco nel giugno 1975 – e Maria Fida Moro – figlia del presidente della Dc ucciso nel 1978 – hanno parlato del comportamento della band nei termini di “istigazione al terrorismo”.

Michele Iozzino

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1 commento

Elisa Tokugawa 9 Aprile 2023 - 10:23

Io mi chiedo per quale cazzo di motivo dovrebbero, secondo voi, rovinare la vita a qualcuno che inneggia alle brigate rosse, ma gli Zetazeroalfa che inneggiano a Hitler non dovrebbero essere arrestati, davvero, che razza di doppi standard sono?

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