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Omicidio Saman: una sentenza che premia il colpevole

by Sergio Filacchioni
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Saman

Roma, 20 dic – I genitori di Saman Abbas sono stati condannati all’ergastolo per l’omicidio della figlia. Condannato invece a 14 anni lo zio e assolti i cugini della 18enne di Novellara. I genitori sono stati ritenuti dalla Corte mandanti dell’assassinio: lo zio Danish – esecutore materiale del delitto – ha beneficiato dello sconto di pena per rito abbreviato.

Sentenza amara per l’omicidio Saman Abbas

Per Shabbar Abbas e sua moglie Nazia Shaheen è arrivata la condanna all’ergastolo per l’omicidio della figlia 18enne Saman Abbas, la ragazza morta nel 2021 dopo essersi opposta a un matrimonio combinato. Una condanna a 14 anni di carcere invece per lo zio Danish Hasnain, assolti invece i cugini di cui è stata ordinata l’immediata liberazione. I genitori sono stati ritenuti dalla Corte mandanti dell’omicidio della figlia mentre lo zio Danish esecutore materiale del delitto. Inoltre, nessun risarcimento al fratello e al fidanzato di Saman, costituitisi entrambi parte civile nel processo. Risarcimenti sono stati invece concessi alle associazioni sulla violenza contro le donne (25mila euro ciascuno), a quelle islamiche (10mila euro), all’Unione Comuni bassa Reggiana (30.000) e al Comune di Novellara (50.000).

L’ultima udienza

L’udienza ha preso il via in un’aula affollata da giornalisti e operatori, con le controrepliche delle difese. Al termine delle arringhe ha preso la parola Shabbar Abbas, per dichiarazioni spontanee: “Anche io voglio liberarmi di tanti mesi di peso. Figlia mia morta, mia famiglia finita per me. Io dico tutta la verità”. Ha detto l’uomo, scandendo le parole in un italiano imperfetto. “Saman stava sempre chiusa? No, andava per Novellara”, ha detto, continuando a ribattere a quelle che per lui sono falsità. “Ho sentito mio figlio dire che ho tirato fuori un coltello, che lo picchiavo. Signori giudici, nella mia vita non ho mai picchiato nessuno. Non ho mai picchiato mia figlia o figlio o qualcun altro. Ho sentito tante parole false che mi fanno sentire molto male”. “Ho sentito parlare di un matrimonio combinato, anche questo non è vero. Lei era contenta”. Insomma, non era vero niente secondo il padre: quel che resta è sicuramente un’amara sentenza.

Sergio Filacchioni

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