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“Operazione fuorigioco”: le innocenti evasioni del calcio nostrano

by Lorenzo Cafarchio
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Pallone-sgonfiato-PPNapoli, 26 gen – Ennesimo scossone nel mondo del calcio. La Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di 64 persone legate al mondo del calcio, portando al sequestro di beni per 12 milioni di euro. L’elenco è mastodontico e va dall’A.d. rossonero Adriano Galliani, al presidente del Napoli Aurelio De Laurentis, passando per il numero uno laziale Claudio Lotito fino ad arrivare in casa bianconera nella figura di Jean Claude Blanc. Sono stati scomodati anche Maurizio Zamparini, Aldo Spinelli, Enrico Preziosi, Edoardo Garrone, Igor Campedelli, Luigi Corioni, Pasquale Foti, Tommaso Ghirardi, Pietro Lo Monaco, Giorgio Perinetti, Pantaleo Corvino, Rino Foschi e Alessio Secco a cui vanno aggiunti i nomi di parecchi calciatori, tra i più importanti Ezequiel Lavezzi, Hernan Crespo – ora allenatore del Modena – Gabriele Paletta, Antonio Nocerino, German Denis e l’ex Pescara Fernando Quintero. L’ipotesi di reato è evasione fiscale e false fatturazioni.

L’inchiesta ha preso il via nel lontano 2012 ed è a cura dei pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri che vengono coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. L’operazione, nominata “Operazione Fuorigioco”, ha visto gli agenti della polizia tributaria e della Gdf perquisire le abitazioni di una trentina tra calciatori ed agenti, arrivando anche – alle 8:30 di questa mattina – a requisire presso Casa Milan alcuni documenti legati alla vicenda. Ma come evidenziato dai nomi citati l’inchiesta si estende dalla Serie A alla Serie B.

Da dove nasce l’indagine? Il tutto, come detto, è iniziato quattro anni fa con l’ipotesi di violazioni fiscali commesse da società e procuratori nell’ambito dell’acquisizioni e cessioni dei cartellini dei giocatori. I procuratori fatturavano in maniera fittizia esclusivamente alle dirigenze, delle compagini di A e B, le prestazioni arrivando a simulare che l’opera d’intermediazione fosse effettuata nell’interesse del solo club, quando invece venivano tutelati gli interessi dei calciatori stessi. Secondo la procura partenopea è questo uno degli ingranaggi del meccanismo fraudolento che induce le società a trarre beneficio dalla possibilità di dedurre dal reddito imponibile le suddette spese, riuscendo a beneficiare della detrazione dell’imposta sul valore aggiunto relativa alla prestazione, di fatto non fornita, da parte degli agenti.

Sostanzialmente era concesso ai giocatori di non dichiarare questi benefit, che venivano a vantaggio dell’atleta messi sul conto spese della dirigenza stessa. In buona sostanza, l’importo pagato dai club costituiva un reddito da imputare effettivamente al calciatore e, di conseguenza, la società calcistica ometteva il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul maggior reddito loro ascrivibile all’atleta.

Inoltre alcuni agenti stranieri, provenienti dal sud america, sono ricorsi a documentazione fiscale e commerciale creata ex novo e attraverso società definite “schermo” – con sede nei paradisi fiscali – detraevano i compensi ricevuti dalle pretese erariali del paese dove veniva prodotto il reddito, nonché l’Italia, e quello di residenza fiscali, in questo caso l’Argentina. Davanti a questo congegno il procuratore aggiunto Piscitelli ha provveduto a far sequestrare gli importi evasi – 12 milioni di euro – allo scopo di tutelare in maniera cautelativa le casse dello Stato.

Lorenzo Cafarchio

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