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Terzo Patrimonio Unesco a Tivoli: mera pubblicità o reale possibilità?

by Federico Rapini
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Tivoli 16 lug-villa greg Nel 2001 Villa D’Este diveniva Patrimonio Unesco. Seguiva la nomina di Villa Adriana avvenuta nel 1998. I due siti Unesco citati si trovano nella città di Tivoli, rendendo la “Superba”, insieme a Pechino, le uniche città al mondo a possedere due siti nella lista dei beni patrimonio dell’umanità.
Antica città fondata nel 1215 a. C. sulle rive del fiume Aniene, Tivoli è oggi una bellissima cittadina della provincia est di Roma. La sua bellezza fu decantata da Orazio nelle “Odi” (o carmina come le definiva lo stesso autore) che proprio a Tivoli scelse di far costruire la propria villa. Il poeta descrisse Tivoli come il luogo ideale per vivere e nascondersi secondo i dettami della filosofia epicurea. Mette in risalto la sorgente di Albunea, una divinità locale, il Fiume Aniene con le sue cascate e giochi d’acqua.
Anche l’Imperatore Adriano decise di far costruire a Tivoli la sua residenza reale nel II secolo: Villa Adriana. Nell’Historia Augusta l’opera dell’imperatore viene così descritta: “fece costruire con eccezionale sfarzo una villa a Tivoli ove erano riprodotti con i loro nomi i luoghi più celebri delle province dell’impero, come il Liceo, l’Accademia, il Pritaneo, la città di Canopo, il Pecile e la valle di Tempe; e per non tralasciare proprio nulla, vi aveva fatto raffigurare anche gli inferi”.
Voluta dal cardinale Ippolito D’Este, la Villa D’Este risulta ad oggi il dodicesimo sito statale italiano più visitato. Inaugurata nel 1572 la villa sfrutta un grande sistema di tubazioni e una galleria lunga circa 600 metri, sotto la città, che prende l’acqua direttamente dall’Aniene per alimentare le 60 polle d’acqua, le 255 cascate, le 100 vasche, 50 fontane, 250 zampilli. Si potrebbero scrivere dunque pagine e pagine su queste due ville.
Ma in questi giorni Tivoli torna alla luce della ribalta grazie a Villa Gregoriana e al Tempio della Sibilla e all’annuncio dell’amministrazione comunale di volerli candidare per il Patrimonio Unesco, così da rendere Tivoli l’unica città al mondo con ben 3 siti riconosciuti. Situata nella zona limitrofa all’acropoli Tiburtina e immersa nel parco circostante l’antico letto del fiume Aniene, Villa Gregoriana fu allestita nel 1834 per volere del papa Gregorio XVI. Al suo interno ospita la grande cascata ed é un esempio di giardino corrispondente all’estetica del sublime a cui aspiravano i romantici dell’800.
Il Tempio della Sibilla, invece, sormonta l’acropoli ed è situata vicino al celebre tempio di Vesta. Di ordine ionico venne eretto nel II secolo a.C. ed oggi ci giungono solo due delle quattro colonne originarie e prive di capitello.sib Un patrimonio artistico che per molto tempo è rimasto nel dimenticatoio delle amministrazioni comunali. Tant’è che ad inizio anni 90 Villa Gregoriana fu chiusa per abbandono divenendo una discarica a cielo aperto e zona franca per trafugatori e vandali. Durante i lavori prima della sua riapertura avvenuta nel maggio 2005, difatti alcune statue furono ritrovate senza testa e chissà quanto altro ora si troverà nei salotti borghesi di qualche avido collezionista.
L’idea dell’amministrazione comunale non è comunque una novità. Difatti già nel 2003, dopo l’assegnazione di Villa Gregoriana al FAI, fu fatta richiesta per il Patrimonio Unesco. Ma la villa sembrava non possedere i requisiti tecnici o meglio paesaggistici. Basti pensare a quanto costruito intorno alla Villa: hotel(ora abbandonato), case e ristoranti con balconi praticamente all’interno del parco. Difatti il paesaggio è stato deturpato e non rappresenta più quella via di fuga dalla realtà che è stata per generazioni di tiburtini e non. Nonostante ciò è innegabile la bellezza e l’unicità del parco di Villa Gregoriana.
Il sindaco di Tivoli, Giuseppe Proietti, prima di essere eletto è stato per anni segretario generale al Ministero dei Beni Culturali, dove oggi l’ex presidente del Fai, Ilaria Borletti Buitoni, ricopre il ruolo di sottosegretario.Il sindaco sa bene cosa comporterebbe il raggiungimento del Patrimonio Unesco. Considerando il calo di visitatori che Tivoli e le sue ville hanno avuto nell’ultimo anno, complice una politica turistica se non assente quantomeno inadeguata, la pubblicità della candidatura al patrimonio UNESCO sarebbe una bella vetrina per il comune di Tivoli. Comune la cui amministrazione si vanta continuamente dell’importanza data alla cultura e all’arte, come nel caso della riapertura del tempio d’Ercole Vincitore. Un’apertura di un solo giorno per un numero limitato di fortunati. Riapertura che sarà ripetuta per soli tre giorni estivi per lo svolgimento di spettacoli teatrali. Mentre la riapertura esclusiva per amor dell’arte e della storia sembra ancora essere lontana. La pubblicità fatta nei mesi scorsi alla riapertura del tempio d’Ercole, che di fatto non c’è stata se non per una giornata, sommata a tutto il clamore innescato con l’annuncio dell’idea di candidare Villa Gregoriana ad entrare nella lista dei beni patrimonio dell’umanità sembra essere, più che una reale azione politica volta a tutelare il patrimonio artistico della città, una mossa pubblicitaria per l’immagine dell’amministrazione comunale. Poiché, visti i precedenti, la realizzazione del progetto sembra essere un’utopia. Ma l’esperienza e la fama di cui gode il sindaco tiburtino presso il Ministero dei Beni Culturali potrebbero far si che ciò che in passato è stato negato questa volta venga concesso.
Nel frattempo i turisti che arrivano a Tivoli non trovano punti d’informazione come nel caso della stazione ferroviaria, il punto di arrivo della maggior parte dei turisti non appartenenti a gruppi organizzati. Magari sarebbe il caso di migliorare i servizi offerti ai turisti prima di pubblicizzare in pompa magna la volontà di raggiungere questo primato mondiale. Ma d’altronde la politica dei fatti viene sempre subordinata dalla politica delle belle parole. E su Tivoli di belle parole se ne possono spendere a centinaia. Basta leggere Catullo, Marziale e Orazio.
Federico Rapini

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