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“Non mi piacciono gli Usa”: polemica su una vignetta di Miyazaki

by Carlomanno Adinolfi
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miyazakiTokyo, 10 apr – Hayao Miyazaki, il noto mangaka e autore di film d’animazione, proprio non riesce a restare confinato nel cliché di intellettuale moderato e benpensante che l’intellighenzia occidentale gli ha cucito addosso per farne un appartenente delle proprie fila.

Dopo le polemiche con Charlie Hebdo che hanno messo in imbarazzo tutto il fronte #jesuisCharlie, in questi giorni sarebbe apparsa sul sito 2channel – il blog più grande del Giappone, considerato uno dei media più influenti del Sol Levante al pari delle principali radio e tv – una sua immagine tratta dal libro Hayao Miyazaki Image Board Collection in cui l’autore si scaglia senza troppa diplomazia contro la cultura americana e la sua influenza nel mondo.

Testualmente la vignetta recita:

Non mi piacciono gli Stati Uniti che lanciarono le bombe nucleari e non se ne pentono, sono Anti-Consiglio di Sicurezza, sono contro le alleanze neutrali, contro l’americanizzazione, e ovviamente, non ho interessi nel guidare un’automobile.
Odio le persone che sono fiere che in America la macchine Giapponesi economiche siano popolari, e considero nemici le persone 11130064_374122096104381_584328649_nche indossano distintivi dell’esercito Americano o dell’Aviazione Americana che saturarono il Vietnam con la diossina, e sono contro la motorizzazione. Quindi perché un uomo del genere è finito a guidare un’automobile?

Quando il pancione di mia moglie iniziò a crescere, il giovane me stesso sapeva che come marito era mio compito dover sostenere lo stesso peso. Quindi decisi, senza neanche sapere se fosse un maschietto o una femminuccia (siccome non era ancora nato), che per poter portare il mio bambino all’asilo, io sarei andato ad una scuola guida, un posto che ancora mi fa ancora rabbrividire al pensiero. Tutte le scuole guida andrebbero rase al suolo!
Mia moglie ebbe le sue pene con un parto difficile, ma fu un parto sofferto anche per me!

La vignetta ha fatto subito il giro di tutti i siti e blog che si occupano del mondo dei fumetti e dell’animazione. Ovviamente le posizioni “ufficiali” sono state di moderato imbarazzo, c’è chi ha detto che Miyazaki è “troppo sincero” nell’esprimere le sue opinioni (il delitto più efferato per i paladini del libero pensiero), c’è poi chi ha subito preso in mano la situazione con l’arma classica dei difensori del pensiero globale: il depotenziamento. Perché in realtà quella vignetta era “giovanile”, scritta e disegnata più di trenta anni fa, perché nel frattempo Miyazaki è cambiato e in fondo quella era solo una vignetta ironica per descrivere la sua ritrosia al dover conseguire la patente d’automobile.

In realtà a ben vedere, anche se scritta decenni fa, questa vignetta condensa molte delle tematiche che hanno caratterizzato Miyazaki in tutti i suoi anni dagli esordi fino ad ora. L’astio verso l’uso democratizzante delle bombe Usa è stato sempre molto esplicito, tanto da spingere il mangaka a rifiutarsi di ritirare l’Oscar per La Città Incantata come miglior film d’animazione 2003, proprio per protestare contro l’intervento armato in Iraq.

La denuncia del pericolo dell’americanizzazione e dell’occidentalizzazione è stato sempre in fondo presente nelle opere che dalla prima all’ultima hanno come sfondo un’unione spirituale e “innocente” con i kami della religione shinto e quindi con le più profonde radici della cultura nipponica. Così come sempre presente è stato l’odio verso la “motorizzazione” intesa come industrializzazione selvaggia e “necessaria”. Anzi sembra piuttosto palese come la storiella della patente sia più un’allegoria per esternare il suo odio proprio verso la “necessaria” industrializzazione.

Prendere l’auto oramai è “necessario”, i mezzi e le macchine ci possiedono e ci rendono loro schiavi senza che noi possiamo più fare a meno di loro. È un tema ricorrente fin dagli esordi, basti pensare a Nausicaa o Laputa o ancor prima alla serie animata Conan il Ragazzo del Futuro che narra dei ribelli di Indastria e dei sognatori dell’Isola Perduta di High Harbor.

Ma che a differenza di quanto sostiene una certa critica superficiale e radical chic non si è mai trasformato in un ecologismo da utopia bucolica che nega la tecnologia in sé ma che anzi vede la tecnica come strumento per migliorare se stessi e quello che ci circonda, così come l’odio verso la “motorizzazione” non indica l’odio per la macchina in sé ma solo per la meccanizzazione automatica dell’uomo. Non si spiegherebbero altrimenti le numerose dichiarazioni d’amore verso scenari futuristi e ipertecnologici in cui convivono uomo e natura – intesa come insieme delle forze e dei kami che la compongono – o anche verso le macchine volanti impossibili presenti in tutti i film d’animazione di Miyazaki, macchine che non sono “necessarie” ma che sono solo uno strumento per avvicinarsi al cielo e volare liberi in spazi immensi.

Se Miyazaki è dunque “maturato” rispetto ai tempi in cui disegnò la vignetta imputata, lo ha fatto solo affinando e perfezionando gli stessi temi che presentò allora in essa. Se questo imbarazza qualcuno che vuole far finta di essere intellettualmente e spiritualmente affine a Miyazaki, forse il problema a questo punto è solo suo.

Carlomanno Adinolfi

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