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Un popolo di avventurieri: il generale e archeologo Luigi Palma di Cesnola

by La Redazione
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Roma, 22 dic – Anni addietro tra continenti mossi da guerre e cambiamenti repentini un uomo riuscì a portare oltreoceano due dei più grandi valori italiani: lo spirito d’avventura e il coraggio. Quest’uomo era Luigi Palma di Cesnola.
Nacque il 28 Giugno 1832 a Rivarolo Canavese da una nobile famiglia piemontese nella quale spiccano i nomi del padre e dello zio per via della loro appartenenza alla carboneria e del patriottismo che dimostrarono nei moti rivoluzionari del 1821. Fu proprio quella discendenza e quei valori a spingerlo a soli quindici anni a combattere la Prima guerra d’indipendenza, provare cosa vuol dire trovarsi tra la morte, il sangue e l’odore della polvere da sparo. L’audacia dimostrata nella battaglia di Novara, combattuta il 23 Marzo 1849 lo portò a diventare il più giovane ufficiale sabaudo, grazie a una promozione a sottotenente sul campo per poi successivamente nel 1851 diplomarsi come capitano alla scuola militare di Cherasco. Nel 1854 a causa di una controversa e poco chiara questione di debiti che aveva maturato con degli strozzini e a cui non voleva sottomettersi fu congedato.
Il desiderio di combattere la guerra di Crimea lo indusse a riarruolarsi, dopo vari tentativi falliti per ritornare in servizio entrò volontario in un reparto turco dell’esercito britannico.
Nel 1858 Luigi Palma di Cesnola lasciò il Piemonte per gli Stati Uniti. Il nuovo mondo non era ciò che molti si aspettavano, era un posto duro che non faceva sconti a nessuno, infatti i primi anni non furono semplici. Per vivere si mise a copiare spartiti musicali e a insegnare privatamente l’italiano e il francese dimostrando che non era dotato solo di cultura bellica. Nel febbraio del 1861 si sposò con Mary Isabel Reid, una donna che come lui portava un nome importante, difatti era figlia di Samuel Chester Reid, eroe della guerra anglo-americana combattuta nel 1812-1815.
Allo scoppio della guerra civile, su consiglio della moglie aprì una scuola privata per ufficiali nella quale addestrò 700 uomini, per poi schierarsi come effettivo nell’esercito dell’Unione nel 1862 con il grado di maggiore. Collezionò molti scontri e a causa del suo carattere esuberante finì anche agli arresti per insubordinazione, nulla di tutto ciò gli impedì di essere il primo italiano a guadagnare nel 1897 la Medal Of Honor, la più alta decorazione militare degli Stati Uniti.
Venne anche catturato e trascorse la suo prigionia nel campo di Libby, dopo essere stato liberato grazie a uno scambio di prigionieri giurò ai confederati di non riprendere le armi. Non mantenne la parola e tornò sui campi da battaglia vantando una promozione a brigadiere generale a capo del 4° New York Cavalry Regiment coprendosi di ulteriori successi e anche di un fatto che lo espose a numerose critiche, lo accusarono di aver aperto il fuoco contro unità alleate. Una volta congedato si autonominò generale dicendo che fu lo stesso presidente Abramo Lincoln a conferirgli tale nomina prima di morire.
Dopo la guerra nel 1865 per via del servizio svolto nei confronti dello stato americano divenne console di quest’ultimo a Cipro, si trasferì a Lanarca e si dedicò all’archeologia per undici anni portando alla luce numerosi reperti di arte fenicia, assira, egizia, greca e romana. Nel 1871 scoprì il tempio di Afrodite a Colgoi e donò circa 200 reperti ciprioti all’accademia delle Scienze di Torino. L’anno seguente il Metropolitan Museum di New York ne acquistò alcuni e successivamente per via dei suoi ulteriori successi e delle sue donazioni venne nominato membro onorario e nel 1879 diventò primo direttore, ricoprendo tale carica fino al 1904, anno della sua morte avvenuta il 20 novembre. Ai funerali svolti il 23 dello stesso mese parteciparono più di duemila persone.
Riccardo Ghergia

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