Roma, 8 apr – Papa Francesco contro la maternità surrogata. Scontato, direte voi. Non è la prima volta, sottolineeranno i cattolici più ferventi. Tutto vero. La questione, quando si parla di Jorge Bergoglio, non riguarda mai i concetti né tantomeno la loro espressione, ma la visibilità mediatica di cui essi godono: un fatto non sempre costante, nel suo ponrificato.
Papa Francesco contro la maternità surrogata
Come riportato da vari media, tra cui Il Secolo d’Italia, Francesco sulla maternità surrogata è diretto e senza sconti. Com’era logico che fosse laddove interpellato o meno sull’argomento. Nel documento ufficiale del Dicastero per la Dottrina della Fede, Dignitas infinita, proprio con il via libera del Papa, il Vaticano ribadisce la sua posizione su temi come il gender, il suicidio assistito, l’aborto e la maternità surrogata. Verso quest’ultima si attende “un impegno della Comunità internazionale per proibirla a livello universale”. Il problema – il solito – è che si tratta quasi di un caso, ma solo di un caso, che il documento ufficiale su cui il Vaticano ha preso posizione sulla questione abbia avuto una circolazione discreta sui media, interessati molto più alle volte in cui la Santa Sede cerca una sottospecie di dialogo impossibile con il mondo progressita che non il contrario.
Dai tempi di “chi sono io per giudicare?” non è cambiato molto
Ha fatto più il giro del mondo la frase sui gay che “chi sono io per giudicare?” proferita all’inizio del suo mandato che qualsiasi posizione sui gender, sulla fluidità o, per l’appunto anche l’ostilità all’utero in affitto. Le colpe, ovviamente, non sono solo della Chiesa, ma di un universo mediatico pienamente liberal-progressista, ad essa apertamente ostile e interessato solo al fatto che il Pontefice dia ogni tanto una carezza ai progressisti di qualsiasi genere, dall’immigrazionismo fino agli Lgbt e affini senza superare – per ora – dei confini che il cattolicesimo semplicemente non può neanche immaginare di guardare da lontano. Stupisce come una potenza comunque culturale e plurimillenaria come quella del Vaticano non sia sempre in grado di mettere in risalto le sue posizioni di ferma ostilità ai diktat del progressismo imperante occidentale, facendo passare il proprio operato come disponibile a dei cambiamenti i quali in taluni casi estremi significherebbero senza troppi giri di parole la fine per quel tipo di messaggio.
Alberto Celletti