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Quando l’Italia fascista chiese aiuto agli ebrei sulla questione etiope: i documenti del Ministero

by La Redazione
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Italia fascista ebrei

Roma, 31 mag – L’Italia fece appello agli ebrei di Londra, poco dopo lo scoppio della guerra in Etiopia, per trovare appoggi a un’operazione che fu fa subito molto ostacolata a livello internazionale. L’argomento, approfondito ieri sulle pagine culturali di Libero, merita assolutamente di essere eviscerato, dal momento che i documenti del ministero degli Esteri riportano estratti piuttosto interessanti delle comunicazioni inviate dalla capitale inglese a Roma, a firma Dino Grandi.

L’Italia fascista chiede il sostegno degli ebrei: le comunicazioni di Grandi a Mussolini

Sul rapporto tra fascismo ed ebrei molto si è scritto e molto si è speculato quando non addirittura inventato. Quanto nell’ottobre del 1935, periodo in cui avviene il fatto di cui si tratta, non ci fosse neanche l’ombra di un atteggiamento ostile del regime verso la minoranza etnico-religiosa in questione, è poi desumibile dagli stessi documenti del ministero, i cui estratti sono estremamente interessanti per tracciare un quadro realistico dell’epoca. Dino Grandi, all’epoca ambasciatore a Londra (precedentemente ministro degli Esteri) invia comunicazioni a Benito Mussolini circa un’operazione diplomatica complessa ma che Roma cercò di portare a casa con impegno e determinazione. Si trattava di convincere gli ebrei inglesi ad appoggiare la campagna etiope, in corso da qualche settimana, a dispetto di un’ostilità diffusamente manifestata dai governi inglese e francese. Scrive così Grandi al Duce: “Un ambiente nel quale sto lavorando è anche quello ebraico. Gli ebrei sono qui, e soprattutto nella City, potenti e numerosi, e nella maggioranza mal disposti verso di noi. Chi ce li ha tirati addosso è stato Hitler. Sono già riuscito a parecchio, particolarmente attraverso i due Rothschild che vedo spesso e coi quali ho da molto tempo cordiali relazioni personali, ma sarebbe utile anche una propaganda di carattere minuto da parte degli ebrei italiani”.

“Non siamo la Germania, da noi gli ebrei sono rispettati e tutelati”

Grandi aggiunge anche questo: “Tra le forze di propaganda di cui mi son valso nella City per provocare un movimento di reazione contro l’opera di Eden a Ginevra una di quelle che è risultata più efficace è stata senza dubbio la mia propaganda
svolta attraverso alcuni banchieri ebrei che hanno nella City delle posizioni d’autorità indiscutibile. Intendo soprattutto riferirsi ai due fratelli Rothschild con i quali sono in costante personale contatto”.  Si punta anche su Lord Reading, capo spirituale delle comunità israelitiche britanniche. Dal canto suo, Mussolini si attiva chiedendo all’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane la disponibilità di impegnarsi: e ne ottiene una risposta positiva.

Poi vengono mandati a Londra altri due emissari: il primo è Dante Lattes, un rabbino sionista, il quale poco dopo avrebbe fondato il World Jewish Congress. Il secondo è Angiolo Orvieto, poeta, la cui famiglia aveva partecipato alle lotte risorgimentali. Nella capitale inglese i due resteranno qualche giorno, e ogni incontro sarà scandito dalla comunicazione di un concetto chiaro: l’Italia fascista non è la Germania e gli ebrei non vengono discriminati. Se si pensa a cosa sarebbe avvenuto appena tre anni dopo…la storia, insomma, è veramente imprevedibile.

 

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