Milano, 23 ott – Non è stato un battesimo fortunato quello del voto elettronico in Italia, sperimentato per la prima volta proprio durante un referendum sulla questione delle autonomie in Lombardia. Quello che doveva essere l’ingresso nel futuro si è rivelato un vero e proprio flop. Macchinette intasate, presidenti di seggio bloccati per ore all’interno delle rispettive sezioni, intorno alle 9 del mattino di lunedì mattina ancora non erano completate le operazioni di scrutinio.
Proprio lo scrutinio elettronico si è rivelato molto più lento di quello cartaceo: un dato abbastanza preoccupante, calcolando che l’introduzione del voto digitale avrebbe dovuto aiutare a velocizzare le operazioni, mentre a causa di esso all’interno di alcuni seggi ci sono stati dei fortissimi disagi che hanno creato confusione e fasi di stallo durate ore.
La causa del tutto non sarebbe figlia dei 24mila tablet, ma piuttosto degli ingorghi che si sono registrati dopo la chiusura delle urne. Il punto cruciale è stato il passaggio delle chiavette usb che contenevano i voti riversati dalle cosiddette voting machine. In molte sezioni gli addetti ai lavori sono dovuti rimanere in attesa della conferma necessaria e sono potuti andar via solamente alle tre di notte, nonostante il fatto che il tutto fosse già concluso intorno alle 23.30. Secondo Maroni si sarebbe trattato solamente di qualche criticità, ma il conteggio si sarebbe svolto in maniera regolare. Per il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri, invece, il governatore della Lombardia dovrebbe chiedere scusa ai cittadini per la bruttissima figura. Niente da fare, quindi, il voto elettronico è stato bocciato alla sua prima prova. C’è ancora molta strada da fare.
Mauro Pecchia