
Nel corso della storia il nuovo Bodhi (Edgar Ramirez) e la sua banda (nella quale Utah come da copione è entrato sotto copertura), devono completare le otto prove di Ozaki, che consistono in un misto di scaimanesimo, guerriglia eco-solidale e diatribe filosofiche zen, per le quali il regista Ericson Core si avvale della collaborazionne di attori semi sconosciuti, senza neanche uno spicchio del carisma di quelli del film del 1991. Tra discorsi e battute banali, in un intreccio sempliciotto, le scene vengono anticipate senza la minima suspense. Non traspare un attaccamento reale, una visceralità virile, neanche una contesa per la donna tra Utah e Bodhy nei confronti della protagonista femminile, ruolo che fu di Lori Petty, e che nel 2016 viene assegnata ad una bella quanto sfumata Tara Palmer nel ruolo di Samsara. E’ la voglia di prendersi un po’ troppo sul serio, esponendo un’indeformabile voglia di farsi rigido, senza quello spirito guascone e approssimativo ma senza pretese del film originale, che svilisce i 112 minuti della pellicola.
E’ soprattutto, più di ogni altra cosa, assente l’incontro/scontro tra due mondi agli opposti con tutta l’identificazione ossessiva che ne scaturiva. Qui Bodhi è più vicino a un Robin Hood in crisi mistica, Johnny a un agente federale della Louisiana piuttosto anonimo. La scena finale non è neanche una lontana parente di quella epica del’91, con quell’onda, l’apertura delle manette e la libertà. Non ci sono discorsi da ribelli intorno a un falò, non ci sono giochi di maschere a ricreare alcunchè, nessuno che si batte contro il sistema “che uccide lo spirito dell’uomo“, né alcun esempio “per quei morti viventi che strisciano sulle autostrade nelle loro infuocate bare di mettallo“, tanto meno qualcuno che dimostra che “lo spirito dell’uomo è ancora vivo“. Uscendo dalla sala ti resta soltanto l’ostentazione del product placement delle multinazionali (The North Face, Red Bull, GoPro e X Games su tutte), incastrato in un impianto filosofico eco-zen posticcio, che non ha la capacità di costruire, disseminando un po’ di qua e un po’ di là, qualcosa in grado di avere spina dorsale e spirito.
Manfredi Pinelli
2 comments
Rimpiangere un film manifesto quanto mai chiaro della politica reganiana., “La pace si ottiene con una potenza di fuoco superiore”, era impresa difficile ma su questi lidi, vedo che ci si è riusciti. Questa nuova versione è speculare alla precedente, senza anima e fintamente anti-sistema quando al fondo sposa in pieno lo spirito americano espresso nella frase iniziale.
il commento qui sopra o qui sotto è mio.
Non è mia abitudine servirmi dell’anonimato.
Avevo dimenticato di inserire i miei dati.