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Chi sono i responsabili politici del dominio della finanza a livello globale?

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Roma, 15 set – Dal punto di vista storico e almeno per quanto riguarda l’Europa, per individuare i responsabili politici dell’attuale dominio della finanza bisogna andare oltralpe. Sono stati infatti i socialisti francesi, in modo particolare il presidente Francois Mitterrand, a deregolamentare la finanza internazionale attribuendo poteri enormi ai mercati. Accanto a Francois Mitterrand sia il socialista Jacques Delors sia Michel Camdessus – nominato da Mitterrand governatore della Banca di Francia e poi divenuto direttore del FMI – sia Henri Chavranski – presidente del comitato per i movimenti di capitale negli anni ’90 – e infine Pierre Beregovoy – ministro dell’economia delle finanze francese e primo , ministro negli anni ’90- hanno dato un contributo decisivo. In particolare, per quanto riguarda Camdessus, non dimentichiamoci che fu proprio lui a porre in essere ampie e capillari privatizzazione in Russia, in Brasile e in Argentina.

Finanza sregolata: responsabilità francesi e tedesche

Contrariamente quindi a una ricostruzione della storia che vorrebbe attribuire a Washington la deregolamentazione fu invece proprio Parigi che negli anni ‘80 volle una globalizzazione di natura finanziaria.

In secondo luogo, i migliori alleati di questo processo di dominio della finanza globale furono i tedeschi e, in modo particolare, il cancelliere Helmut Kohl.

In terzo luogo, per affermare a livello globale questo dominio della finanza, la Commissione Europea, guidata non a caso dal socialista Delors, promosse le liberalizzazioni in Italia e in Spagna.

Gli Usa inseguono

Per quanto riguarda gli Stati Uniti – e siamo alla quarta fase – questi attuarono la liberalizzazione dei capitali abolendo le norme varate nel giugno del 1933 dalla legge Glass-Steagall grazie alle potenti ed efficaci pressioni esercitate dalle grandi banche e dalle grandi compagnie di assicurazione.

Lo strumento legislativo posto in essere dagli Stati Uniti fu il cosiddetto Financial Services Modernization Act firmato dal presidente Clinton (nel 1999: anni dopo i primi passi europei) con il quale si consentiva alle banche di poter attuare tutte le operazioni di sui capitali o, più esattamente, di operare allo stesso tempo come banche di investimento. Non solo: questa legge permetteva gli scambi di derivati e la possibilità che gli istituti finanziari acquisissero sempre più potere attraverso fusioni e acquisizioni.

Un’altra legge statunitense che consentirà alle banche di potersi muovere liberamente all’interno del mercato sarà quella del dicembre del 2000, firmata sempre dal presidente Clinton e nota come Commodity Futures Modernization Act, con la quale è stato reso possibile l’uso dei derivati al di fuori dei mercati borsistici, legge questa che ha contribuito ad agevolare il  fallimento della Enron nel 2000.

Non c’è dubbio che le autorità che avrebbero dovuto sorvegliare attività speculative ad alto rischio e cioè la Fed americana, la Banca d’Inghilterra e la Banca centrale europea abbiano in realtà legittimato la finanziarizzazione del mercato. Dal punto di vista strettamente politico, facendo sempre riferimento agli Stati Uniti, due furono i protagonisti principali della legittimazione del potere degli istituti finanziar: Lawrence Summers -consigliere economico di Obama e ministro del Tesoro sotto Clinton – e Robert Rubin, dirigente di Goldman Sachs, presidente del consiglio per l’economia sempre durante l’era Clinton, ministro del tesoro e successivamente manager di Citigroup.

Per quanto riguarda l’Italia ,un ruolo analogo ai protagonisti che abbiamo visto in Francia e negli Stati Uniti fu svolto dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi  – che non a caso fu vice presidente per l’Europa di Goldman Sachs – Romano Prodi e Mario Monti, anch’essi legati a vario titolo alla stessa banca d’affari.

Roberto Favazzo

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